martedì 4 settembre 2012

La Coronazione di Spine

La Coronazione di Spine

Mistero n° 15

 
Proprietario: Fam. Cardascia. In sostituzione del precedente gruppo statuario, dello stesso tipo, che non usciva più in processione dal 2006 e appartenente alla famiglia Colangiuli

Manufatto: Realizzato a Poggiardo (Le) dal Maestro Roberto Martella nel 2017.

Motivo della realizzazione: Devozione.

Gruppo:  Nel gruppo statuario è presente Gesù, al centro, con la canna in mano (parodia dello scettro dei re), mentre un soldato romano lo corona di spine, beffandosi di lui. Sulla destra è presente uno dei flagelli sulla colonna della flagellazione, intrisa del sangue di Cristo.

Portatori: Sei, tre davanti e tre dietro, in abito scuro, camicia bianca e cravatta nera.

Ragazze al pizzo: Quattro, due per ogni lato, in tailleur scuro, velo nero sul capo, con guanti neri. Nella mano libera reggono un bouquet degli stessi fiori utilizzati per addobbare il Mistero.

Riferimenti Evangelici: Vangelo di Matteo 27, 29; Vangelo di Marco 15, 16-18; Vangelo di Giovanni 19, 2-3.
 
Mc 15, 16-18
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte. Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo.


Approfondimenti:
Se ipotizziamo che i soldati addetti alla flagellazione furono duramente rimproverati, per la loro crudeltà, dal lictor - e che quest'ultimo intimò loro di fermare la fustigazione per non far decedere la vittima - è facile immaginare che i soldati, interrotti nel loro gioco, cercarono un diversivo per continuare a beffarsi del Nazareno.
I soldati avevano saputo che il capo d'accusa, che gravava su Gesù, era quello di lesa maestà. E un re si riconosce dalla corona.
Una specie affine al giuggiolo, lo Zizyphus spina-christi, è ritenuto dalla leggenda una delle due piante che servirono a preparare la corona di spine di Gesù. L'altra sarebbe il Paliurus spina-christi chiamata comunemente "marruca". Probabilmente nel pretorio ce ne erano di diverse, forse usate per accendere il fuoco.
Uno dei presenti, infatti, si avvicinò ad un rovo di spine e, intrecciata una corona, gliela fissò sul capo. 
La tradizione cristiana vede raffigurato Gesù con una corona che gli circonda la fronte. E' assai più probabile, come risulta anche dalle macchie di sangue presenti sulla Sindone, che fosse un vero e proprio copricapo, il pileus romano, usato a mo' di casco su tutto il cuoio capelluto.
Iniziò, così, l'epilogo dello sbeffeggiamento di Gesù, principiato nella casa di Anna e continuato al palazzo di Erode.

Gesù alla Colonna

Gesù alla Colonna

Mistero n° 14
 


Proprietario: Fam. Battaglia, a cui il Mistero è pervenuto nel 2016 dal precedente proprietario Vincenzo Manzari, che ha commissionato il Mistero.

Manufatto: Realizzato dai Maestri Galate e Zappatore di Palmariggi (Le) nel 1999. Nel 2016 è stata ridimensionata la base processionale, portando le sdanghe da tre a due.

Motivo della realizzazione: Devozione.

Gruppo: Nel gruppo statuario è presente Gesù, subito dopo aver subito la flagellazione, legato alla colonna, a voler sottolineare l'immensa e totale solitudine del Cristo.  Sui bastoni o forcelle (sui quali si appoggia il Mistero) vengono appesi dei flagelli metallici.

Portatori: Quattro, due davanti e due dietro, in abito scuro, camicia bianca e cravatta nera.

Ragazze al pizzo:  Quattro, due per ogni lato, in tailleur scuro, velo nero sul capo, con guanti neri. Nella mano libera reggono un bouquet degli stessi fiori utilizzati per addobbare il Mistero.

Figuranti davanti al gruppo: Bambini, il primo impersonifica Gesù, vestito con saio rosso e corona di spine, imbraccia una croce; il secondo, vestito da soldato romano, è armato di scudo e gladio.

Riferimenti Evangelici: gli stessi della Flagellazione.


Approfondimenti:

La fustigazione ebraica prevedeva massimo 39 colpi, quella romana non aveva limiti. Se si analizza la Sindone i colpi di flagello che si possono contare sono circa 120. Tra i cinque e i sette minuti di flagellazione orientativamente. Ci sono segni anche sui glutei che fanno capire come Gesù durante la flagellazione fosse interamente nudo. Solo gli avambracci non hanno segni. In questo Mistero Gesù, dolorante, paventa la sua straordinaria umanità. Spesso l'uomo moderno si ritrova solo, legato ad una colonna, impossibilitato al benchè minimo movimento, schiacciato dalle preoccupazioni o dagli insulti. Vittima di altrui violenze. Ma ben sapendo che anche Dio ha subito la stessa pena, può ben sperare ad una nuova vita, dove tristezza e pianto non vi saranno più. Terminata la flagellazione trascinarono Gesù via dal luogo della tortura, lasciando una pozza di sangue per terra.

domenica 22 aprile 2012

La Flagellazione

La Flagellazione

Mistero n° 13

 

Proprietario: Rocco Rogondino, a cui il Mistero è stato donato dalla precedente proprietaria, Giovannina De Santis (1909). Ereditato dal marito, Giuseppe De Vincenzo; fu il padre di questi, Nicola, a commissionare il Mistero in sostituzione di un altro, dello stesso soggetto, più antico e di minori dimensioni.

Manufatto: Realizzato dal Maestro Pasquale Errico a Lecce nel 1928. Secondo Mistero Doloroso.

Motivo della realizzazione: Devozione.

Gruppo: Nel gruppo statuario sono presenti: al centro Gesù, legato alla colonna della flagellazione e, ai suoi lati, due Giudei che si apprestano a flagellarlo con canne di bambù. Sui bastoni o forcelle (sui quali si appoggia il Mistero) vengono appesi dei flagelli metallici.

Portatori: Quattro, due davanti e due dietro, in abito scuro, e maglietta sottogiacca nera. Sul capo portano delle corone di spine.

Ragazze al pizzo: Assenti.

Figuranti davanti al gruppo: Assenti.

Riferimenti Evangelici: Vangelo di Matteo 27, 26; Vangelo di Marco 15, 15; Vangelo di Luca 23, 16; Vangelo di Giovanni 19, 1
Mc 15,12-15
Pilato replicò: «Che farò dunque di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Ma Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Allora essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.


Approfondimenti:

Tornato da Pilato, Gesù rimase in silenzio con il mantello di Erode sulle spalle. Pilato, sperando di riuscire ad impietosire la folla inferocita e quindi a liberare Gesù, lo fa flagellare.
Tipicamente, colui che doveva essere punito veniva legato ad una piccola colonna o ad un piccolo palo, cosi che potesse piegarvici sopra. Due lictores (o a volte quattro o sei) alternavano i colpi. Non c'era un limite alle sferzate inflitte: era il lictor a decidere, anche se normalmente non erano intenzionati ad uccidere la vittima. Ciò nonostante, sono riportati casi di decessi sul posto, durante la flagellazione.
Venivano utilizzati diversi strumenti solitamente. Secondo le visioni della Beata Anna Caterina Emmerich, durante la flagellazione di Cristo vennero utilizzate prima delle canne, probabilmente derivate da nervi di bue. Poi utilizzarono il vero e proprio flagrum (o gatto a nove code). Per i due ladroni, condannati alla crocifissione, i lictores avevano utilizzato il flagellum: strisce di cuoio immerse nell'acqua salata. Per Gesù optarono per il flagrum, le cui cinghie di ferro erano munite di frammenti d'osso (delle nocche delle precedenti vittime) e sferette metalliche munite di punte.
Dopo aver denudato Gesù di ogni suo indumento, i soldati iniziarono a fustigarlo. Ricoprirono il Nazareno di tagli dalla nuca al calcagno.
Si cercava scrupolosamente di infliggere i colpi escludendo la zona cardiaca e nelle immediate vicinanze del cuore, per evitare di provocare la morte della vittima. La fustigazione era normalmente eseguita prima della crocifissione. Questo stratagemma portava facilmente ad una deturpazione e seri traumi, come la lacerazione della pelle o la perdita di un occhio. Perdendo molto sangue, a causa delle ferite riportate, la vittima subiva un forte shock ipovolemico. I Romani riservavano questa tortura ai non cittadini.
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Chiaramente i Giudei non presero mai parte attiva nella flagellazione, pertanto quelli rappresentati nel Mistero, almeno dal punto di vista storico, sono solo il risultato di credenze popolari; tuttavia c'è da aggiungere che nelle visioni di Santa Caterina Emmerick si parla di alcuni giudei che si unirono ai romani nella tortura.

Gesù alla corte di Erode

Gesù alla corte di Erode

Mistero n° 12
 
 


Proprietario: Giuseppe De Francesco.

Manufatto: Realizzato a Lecce da Carmelo Gallucci e Stella Ciardo nel 2007.

Motivo della realizzazione: Devozione.

Gruppo: Nel gruppo statuario sono presenti da sinistra Gesù, legato, che volge le spalle a Re Erode, sulla destra. Erode, denigrando il Re d'Israele, cerca di rivestirlo con un mantello pregiato per deriderlo con la corte.

Portatori: Quattro, due davanti e due dietro, in abito scuro e maglietta sottogiacca nera.

Ragazze al pizzo: Quattro, due per ogni lato, in tailleur scuro, velo nero sul capo, con guanti neri. Nella mano libera reggono un bouquet degli stessi fiori utilizzati per addobbare il Mistero.

Figuranti davanti al gruppo: Assenti.

Riferimenti Evangelici: Vangelo di Luca 23, 8-12.
Lc 23,8-12
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla. C'erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza. Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti c'era stata inimicizia tra loro.


Approfondimenti
Dopo aver accertato l'origine galilea di Gesù, Pilato cerca di scaricare il "barile" ad Erode. Il Nazareno viene, quindi, condotto nel palazzo di Re Erode.
Il tetrarca della Galilea è a Gerusalemme per l’occasione delle festività pasquali. Luca presenta questo incontro su un duplice piano. Erode giudica Gesù, ma in realtà è Gesù che giudica Erode. Erode disattende in modo semplicemente curioso l’incontro con il Profeta di Nazareth. Non è questa la finalità per cui si ricerca Gesù. C’è una fine ironia: queste grandi personalità sono portatrici di piccole e meschine ricerche, incapaci di aprirsi con responsabilità alla chiamata di Dio.
Erode è incapace di stare di fronte a Gesù ed è costretto ad esporsi in modo ridicolo e debole. Innervosito dal silenzio signorile di Gesù, Erode lo disprezza e lo schernisce con i soldati. Un re ridotto alle villanie da caserma. Erode ha da sempre temuto l'uomo che molti consideravano il futuro re d'Israele. Erode temeva di essere spodestato da Gesù, una paura per certi aspetti infondata, perchè il Regno di Cristo non è di questo mondo.
Alla fine, Erode, da buon vassallo romano, rimette la causa a Pilato. Questa gentilezza politica, o semplice incompetenza, riconcilia i due, ma Gesù diventa una delle tante pedine a servizio dei loro giochi di equilibrio politico.
E' la maledetta tentazione di servirsi dei casi per i propri scopi, sempre presente in questi circoli di persone. Alla fine non si fa scrupolo di mandare una persona alla morte.
Erode, per certi aspetti, è un uomo d’oggi. E' un uomo sazio, ma annoiato, che non ha dei valori e che riduce tutte le cose alla banalità, al piccolo, al divertimento. Ma il tragico non è che voglia divertirsi, il tragico è che in questo divertimento sono coinvolte delle persone e delle vite; in questo caso la vita del Signore.

Nel Vangelo di Luca viene menzionata una amicizia che nasce tra Erode e Pilato in quella occasione. Quando si tratta di fare del male, la gente senza scrupoli diventa amica.