domenica 22 aprile 2012

La Flagellazione

La Flagellazione

Mistero n° 13

 

Proprietario: Rocco Rogondino, a cui il Mistero è stato donato dalla precedente proprietaria, Giovannina De Santis (1909). Ereditato dal marito, Giuseppe De Vincenzo; fu il padre di questi, Nicola, a commissionare il Mistero in sostituzione di un altro, dello stesso soggetto, più antico e di minori dimensioni.

Manufatto: Realizzato dal Maestro Pasquale Errico a Lecce nel 1928. Secondo Mistero Doloroso.

Motivo della realizzazione: Devozione.

Gruppo: Nel gruppo statuario sono presenti: al centro Gesù, legato alla colonna della flagellazione e, ai suoi lati, due Giudei che si apprestano a flagellarlo con canne di bambù. Sui bastoni o forcelle (sui quali si appoggia il Mistero) vengono appesi dei flagelli metallici.

Portatori: Quattro, due davanti e due dietro, in abito scuro, e maglietta sottogiacca nera. Sul capo portano delle corone di spine.

Ragazze al pizzo: Assenti.

Figuranti davanti al gruppo: Assenti.

Riferimenti Evangelici: Vangelo di Matteo 27, 26; Vangelo di Marco 15, 15; Vangelo di Luca 23, 16; Vangelo di Giovanni 19, 1
Mc 15,12-15
Pilato replicò: «Che farò dunque di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Ma Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Allora essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.


Approfondimenti:

Tornato da Pilato, Gesù rimase in silenzio con il mantello di Erode sulle spalle. Pilato, sperando di riuscire ad impietosire la folla inferocita e quindi a liberare Gesù, lo fa flagellare.
Tipicamente, colui che doveva essere punito veniva legato ad una piccola colonna o ad un piccolo palo, cosi che potesse piegarvici sopra. Due lictores (o a volte quattro o sei) alternavano i colpi. Non c'era un limite alle sferzate inflitte: era il lictor a decidere, anche se normalmente non erano intenzionati ad uccidere la vittima. Ciò nonostante, sono riportati casi di decessi sul posto, durante la flagellazione.
Venivano utilizzati diversi strumenti solitamente. Secondo le visioni della Beata Anna Caterina Emmerich, durante la flagellazione di Cristo vennero utilizzate prima delle canne, probabilmente derivate da nervi di bue. Poi utilizzarono il vero e proprio flagrum (o gatto a nove code). Per i due ladroni, condannati alla crocifissione, i lictores avevano utilizzato il flagellum: strisce di cuoio immerse nell'acqua salata. Per Gesù optarono per il flagrum, le cui cinghie di ferro erano munite di frammenti d'osso (delle nocche delle precedenti vittime) e sferette metalliche munite di punte.
Dopo aver denudato Gesù di ogni suo indumento, i soldati iniziarono a fustigarlo. Ricoprirono il Nazareno di tagli dalla nuca al calcagno.
Si cercava scrupolosamente di infliggere i colpi escludendo la zona cardiaca e nelle immediate vicinanze del cuore, per evitare di provocare la morte della vittima. La fustigazione era normalmente eseguita prima della crocifissione. Questo stratagemma portava facilmente ad una deturpazione e seri traumi, come la lacerazione della pelle o la perdita di un occhio. Perdendo molto sangue, a causa delle ferite riportate, la vittima subiva un forte shock ipovolemico. I Romani riservavano questa tortura ai non cittadini.
-------------------------
Chiaramente i Giudei non presero mai parte attiva nella flagellazione, pertanto quelli rappresentati nel Mistero, almeno dal punto di vista storico, sono solo il risultato di credenze popolari; tuttavia c'è da aggiungere che nelle visioni di Santa Caterina Emmerick si parla di alcuni giudei che si unirono ai romani nella tortura.

Gesù alla corte di Erode

Gesù alla corte di Erode

Mistero n° 12
 
 


Proprietario: Giuseppe De Francesco.

Manufatto: Realizzato a Lecce da Carmelo Gallucci e Stella Ciardo nel 2007.

Motivo della realizzazione: Devozione.

Gruppo: Nel gruppo statuario sono presenti da sinistra Gesù, legato, che volge le spalle a Re Erode, sulla destra. Erode, denigrando il Re d'Israele, cerca di rivestirlo con un mantello pregiato per deriderlo con la corte.

Portatori: Quattro, due davanti e due dietro, in abito scuro e maglietta sottogiacca nera.

Ragazze al pizzo: Quattro, due per ogni lato, in tailleur scuro, velo nero sul capo, con guanti neri. Nella mano libera reggono un bouquet degli stessi fiori utilizzati per addobbare il Mistero.

Figuranti davanti al gruppo: Assenti.

Riferimenti Evangelici: Vangelo di Luca 23, 8-12.
Lc 23,8-12
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla. C'erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza. Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti c'era stata inimicizia tra loro.


Approfondimenti
Dopo aver accertato l'origine galilea di Gesù, Pilato cerca di scaricare il "barile" ad Erode. Il Nazareno viene, quindi, condotto nel palazzo di Re Erode.
Il tetrarca della Galilea è a Gerusalemme per l’occasione delle festività pasquali. Luca presenta questo incontro su un duplice piano. Erode giudica Gesù, ma in realtà è Gesù che giudica Erode. Erode disattende in modo semplicemente curioso l’incontro con il Profeta di Nazareth. Non è questa la finalità per cui si ricerca Gesù. C’è una fine ironia: queste grandi personalità sono portatrici di piccole e meschine ricerche, incapaci di aprirsi con responsabilità alla chiamata di Dio.
Erode è incapace di stare di fronte a Gesù ed è costretto ad esporsi in modo ridicolo e debole. Innervosito dal silenzio signorile di Gesù, Erode lo disprezza e lo schernisce con i soldati. Un re ridotto alle villanie da caserma. Erode ha da sempre temuto l'uomo che molti consideravano il futuro re d'Israele. Erode temeva di essere spodestato da Gesù, una paura per certi aspetti infondata, perchè il Regno di Cristo non è di questo mondo.
Alla fine, Erode, da buon vassallo romano, rimette la causa a Pilato. Questa gentilezza politica, o semplice incompetenza, riconcilia i due, ma Gesù diventa una delle tante pedine a servizio dei loro giochi di equilibrio politico.
E' la maledetta tentazione di servirsi dei casi per i propri scopi, sempre presente in questi circoli di persone. Alla fine non si fa scrupolo di mandare una persona alla morte.
Erode, per certi aspetti, è un uomo d’oggi. E' un uomo sazio, ma annoiato, che non ha dei valori e che riduce tutte le cose alla banalità, al piccolo, al divertimento. Ma il tragico non è che voglia divertirsi, il tragico è che in questo divertimento sono coinvolte delle persone e delle vite; in questo caso la vita del Signore.

Nel Vangelo di Luca viene menzionata una amicizia che nasce tra Erode e Pilato in quella occasione. Quando si tratta di fare del male, la gente senza scrupoli diventa amica.

Gesù innanzi a Caifa

Gesù innanzi a Caifa

 Mistero n° 10


 

Proprietario: Michele Quaranta (1970). Ereditato dal padre, Pasquale, che commissionò il Mistero.

Manufatto: Realizzato a Bari dal Maestro Salvatore Bruno nel 1982.

Motivo della realizzazione: Devozione.

Gruppo: Nel gruppo statuario sono presenti da destra Gesù, legato, condotto da una giudeo (al centro) innanzi a Caifa (sulla sinistra), assiso sul suo scranno del Sinedrio. Gesù appare molto rilassato o forse rassegnato. Il giudeo sembra quasi invogliare Gesù a parlare. Non appena infatti, Gesù dichiara di essere Figlio di Dio, il sommo sacerdote si strappa le vesti (come è possibile vedere sulla statua).

Portatori: Sei, tre davanti e tre dietro, in abito scuro, camicia bianca e cravatta nera.

Ragazze al pizzo: Quattro, due per ogni lato, in tailleur scuro, velo nero sul capo, con guanti neri. Nella mano libera reggono un bouquet degli stessi fiori utilizzati per addobbare il Mistero.

Figuranti davanti al gruppo: Bambini, con saio bianco e frontiere floreali\dorate. Reggono una fronda.

Riferimenti Evangelici: Vangelo di Matteo 26, 57-68, Vangelo di Marco 14, 53-65, Vangelo di Luca 22, 66-71, Vangelo di Giovanni 18, 19-24 e 25-27.
Mc 14, 55-65
Intanto i capi dei sacerdoti e gli altri del tribunale cercavano un accusa contro Gesù per poterlo condannare a morte, ma non la trovavano. Molte persone, infatti, portavano false accuse contro Gesù, ma dicevano uno il contrario dell'altro.
Infine si alzarono alcuni con un'altra accusa falsa. Dicevano: "Noi l'abbiamo sentito dire: io distruggerò questo Tempio fatto dagli uomini e in tre giorni ne costruirò un altro non fatto dagli uomini". Ma anche su questo punto quelli che parlavano non erano d'accordo.
Allora si alzò il sommo sacerdote e interrogò Gesù:
- Non rispondi nulla? Che cosa sono queste accuse contro di te?
Ma Gesù rimaneva zitto e non rispondeva nulla. Il sommo sacerdote gli fece ancora una domanda:
- Sei tu il Messia, il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?
Gesù rispose:
- Sì, sono io.
E voi vedrete il Figlio dell'uomo
seduto accanto a Dio Onnipotente.
Egli verrà tra le nubi del cielo!
Allora il sommo sacerdote, scandalizzato, si strappò la veste e disse: "Non c'è più bisogno di testimoni ormai! Avete sentito le sue bestemmie. Qual è il vostro parere?". E tutti decisero che Gesù doveva essere condannato a morte. Alcuni dei presenti cominciarono a sputargli addosso. Gli coprivano la faccia, poi gli davano pugni e gli dicevano: "Indovina chi è stato!". Anche le guardie lo prendevano a schiaffi.


Approfondimenti
Dalla decisione dell'arresto alla farsa del processo al Sinedrio, ci sono tutti i caratteri di una vera e propria congiura. Gli arresti avvenivano di giorno, alla luce del sole, proprio perchè niente doveva avvenire in segreto. I capi di accusa venivano dichiarati un pò di tempo prima dell'arresto e dell'udienza, generalmente i pezzi grossi del Tempio giravano per la capitale a mo' di banditori, urlando il motivo dell'accusa così che tutti potessero ascoltarla. L'imputato aveva diritto ad essere assistito al processo da una specie di avvocato ed aveva inoltre diritto a dei testimoni (qualora ce ne fossero) in qualità di difensori. I testimoni dell'accusa dovevano giurare ed essere all'unanimità concordi. Caifa aveva fretta, convocò dei mercanti del tempio, unitamente ad alcune delle guardie che avevano partecipato all'arresto, per renderli testimoni, pagandoli e rassicurandoli di non perseguirli in caso di falsa testimonianza. Ma proprio la fretta e l'ansia dei testimoni di compiacere il Sommo Sacerdote, crearono i presupposti per dichiarazioni in evidente contrasto rischiando di svelare lo spergiuro.
Uno dei temi più affrontati fu quello della "distruzione del Tempio e della sua ricostruzione". Gli ebrei avevano pensato al loro sacro Tempio ornato di belle pietre. Gesù, invece, parlava del Tempio del Suo Corpo, distrutto dalla morte, ma che il Padre farà risorgere dopo tre giorni con la Risurrezione. Si chiedeva anche a Gesù di chiarire il suo ruolo, spiegare se Egli era il Messia promesso. Ma Gesù si esprimeva dicendo "Anche se ve lo dico, non mi crederete". In effetti quella notte non si stava verificando una chiarificazione, ma si stava tentando in tutti i modi come meglio incastrare Gesù per poi farlo morire.
Durante questo dibattimento Caifa rimaneva in silenzio e scrutava Gesù, anch'Egli in silenzio. Stufato dei diversi giri di parole, Caifa arrivò al sodo e chiese al Nazareno se fosse Egli il Figlio di Dio.
A questo punto Caifa non fece altro che scaricare la palla a Gesù. Se il Nazareno avesse risposto di no probabilmente sarebbe stato tacciato di stregoneria (distruggere e ricostruire il Tempio sicuramente con l'aiuto della magia) e ugualmente ucciso. Se avesse risposto con un sì avrebbe bestemmiato volontariamente e quindi non avrebbe fatto altro che firmare la propria condanna a morte.
Gesù risponde platealmente "Sì, lo sono. E voi vedrete il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del Cielo e sedere alla Destra della Potenza di Dio". Praticamente non ha solo bestemmiato considerandosi Figlio di Dio, ma ha anche fatto capire di essere uguale a Dio. Caifa si alza, urla qualcosa del tipo "Il Signore è Uno solo!!! Ha bestemmiato!!! Merita la morte!!!" e si strappa le vesti sacre in segno di disapprovazione. Strapparsi le vesti non era un gesto istrionico, ma era il rituale prescritto per ogni sacerdote che avesse udito una bestemmia. Anche gli altri sacerdoti, dopo Caifa, seguitarono a strapparsi le vesti, ma non lungo le cuciture, bensì nel bel mezzo dell'abito, in modo tale che non si potesse rammendare lo squarcio, mettendo in mostra la pelle al di sopra del cuore in segno di afflizione.
Ma le pene capitali venivano applicate dagli occupanti romani. Urgeva, pertanto, portare Gesù da Ponzio Pilato, il governatore. Terminato il processo più falso della storia, i sacerdoti trascinarono Gesù nella fortezza Antonia, sede del governatore Pilato.

Il rinnegamento di Pietro

Il rinnegamento di Pietro

Mistero n° 9





Proprietario: Fam. Laricchia, ricevuto in dono da Rocco Leuzzi (1923), che lo ottenne in affidamento nel 1962 dalla Chiesa Matrice di San Rocco, alla quale, a sua volta, il Mistero era pervenuto dalla famiglia De Bellis.

Manufatto: Uno dei Misteri più antichi, risalente alla metà dell'Ottocento, probabile opera del Maestro Antonio Maccagnani (attribuzione stilistica); è restaurato a Bari nel 1965 dal Maestro Salvatore Bruno.

Motivo della realizzazione: Devozione.

Gruppo: San Pietro, con gli occhi rivolto al Cielo, sembra quasi chiedere perdono per aver rinnegato per ben tre volte il Signore. Nella mano destra tiene strette le chiavi del Paradiso, così come profetizzò Gesù stesso in Mt 16,13-19 ("Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli"). Sulla sinistra un gallo imbalsamato (lo stesso del Vangelo, che cantò due volte dopo il rinnegamento di Pietro) completa la scena.

Portatori: Quattro, due davanti e due dietro, in abito scuro, camicia bianca e cravatta nera.

Ragazze al pizzo: Assenti.

Riferimenti Evangelici: Vangelo di Matteo 26, 69-75, Vangelo di Marco 14, 66-72, Vangelo di Luca 22, 54-62, Vangelo di Giovanni 18, 15-18 e 25-27.
Lc 22,54-62
Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «Donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei di loro!». Ma Pietro rispose: «No, non lo sono!». Passata circa un'ora, un altro insisteva: «In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito, pianse amaramente.


Approfondimenti
San Pietro, Apostolo e Vicario di Cristo, ovvero primo Vescovo e Papa di Roma. Fu il primo a riconoscere la Divinità di Gesù, fu il primo a riconoscerlo come Cristo. Ma la notte dei Giovedì Santo fu stracolma di strani avvenimenti. Prima la lavanda dei piedi di Gesù, poi il pane e il vino che sono il suo Corpo e il suo Sangue, Giuda che tradisce il suo Maestro, il Figlio di Dio che si lascia arrestare. Probabilmente Pietro inizia ad avere tanti dubbi e tante paure. E se non fosse vero che Gesù è il Figlio di Dio? Perchè farsi trascinare via in quel modo? Io gli sono stato sempre accanto. Se condanneranno lui anch'io potrei subire la stessa sorte?
Mentre gli altri discepoli scappano via spaventati, alcuni persino nella vicina Betania, solo Pietro e Giovanni seguono da lontano Cristo. Entrano nel cortile interno del Tempio, ma poi si dividono. Giovanni probabilmente va ad avvisare la Madre di Gesù, Pietro resta in attesa e si scalda al fuoco con gli altri inservienti. Ed ecco che non appena i servi del sommo sacerdote lo riconoscono, lui nega. Nega di conoscere "quell'uomo", nega di essere un suo discepolo, nega. La paura prende il sopravvento su di lui. Persino il discepolo più fidato di Gesù lo abbandona quella notte. Subito dopo il gallo canta. Pietro si ricorda le parole del Maestro e non può far a meno di piangere, di pentirsi, di considerarsi indegno. Sotto certi aspetti è lo stesso tradimento di Giuda, ma mentre Giuda non ha saputo riconoscere l'amore di Dio, così grande da poter perdonare qualsiasi cosa, Pietro sa perfettamente che il Signore potrà perdonarlo. Come infatti avviene dopo la Resurrezione, quando Gesù chiese (in Gv 21, 15-19) per tre volte a Pietro "Mi ami tu più di costoro?", Pietro risponde "Certo Signore, tu sai che ti amo" e Gesù gli raccomanda "Pasci le mie pecorelle". Gesù, in effetti, conferisce a Pietro il primato promesso in Mt 16, 17-19, dopo che il discepolo ha riparato al triplice rinnegamento durante la Passione con una triplice profferta d'amore. Pietro è il pastore vicario di Cristo Pastore.

Gesù innanzi ad Anna

Gesù innanzi ad Anna

Mistero n° 8




Proprietario: Antonio Caringella (1933).

Manufatto: Realizzato a Lecce dai fratelli Gallucci nel 1995.

Motivo della realizzazione: Devozione.

Gruppo: Nel gruppo statuario Gesù, legato, è condotto da una guardia giudea innanzi ad Anna, membro anziano del Sinedrio, ex sommo sacerdote e suocero del sommo sacerdote Caifa. Anna, che ha in mano una pergamena con il capo d'accusa ricercato tra i testi antichi, lo interroga e lo manda legato dal genero. Un altro componente del Sinedrio schiaffeggia Gesù per l'oltraggio ad Anna. Il Mistero è accompagnato in processione da banda propria.

Portatori: Sei, tre davanti e tre dietro, in abito scuro, camicia bianca e cravatta nera.

Ragazze al pizzo: Quattro, due per ogni lato, in tailleur scuro, velo nero sul capo, con guanti neri. Nella mano libera reggono un bouquet degli stessi fiori utilizzati per addobbare il Mistero.

Figuranti davanti al gruppo: Assenti.

Riferimenti Evangelici: Vangelo di Giovanni 18, 12-14 e 19-24.
Gv 18, 12-14
Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell`anno. Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: "E` meglio che un uomo solo muoia per il popolo"
Gv 18, 19-24
Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Gesù gli rispose: "Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto". Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: "Così rispondi al sommo sacerdote?". Gli rispose Gesù: "Se ho parlato male, dimostrami dov`è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?". Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote. 

Approfondimenti
Anna, Hanna o Annan è un nome ebraico, forse abbreviazione di "Anania". Ricoprì il ruolo di Sommo Sacerdote prima del suocero Caifa. I Sommi Sacerdoti erano infatti nominati dai romani che, tra l'altro, custodivano anche i preziosi abiti e li concedevano esclusivamente durante la festività della Pasqua.
Il motivo per cui Gesù fu condotto principalmente da Anna e poi da Caifa dovrebbe essere giustificato dal fatto che Anna si interessò con maggior interesse al caso "Gesù", andando a ricercare nei libri antichi qualcosa che avesse a che fare con il Nazareno, per poterlo effettivamente eliminare. Ed infatti trovò il capo d'accusa. "Chi bestemmia contro Dio è reo di morte". Si pone però solo il problema di estorcere una confessione a Gesù. Iniziano i giri di parole, per trovare qualcosa per incastrarlo. Anna infatti inizia a porre una serie di domande a Gesù. Cercava in tutti i modi di raggiungere il suo scopo, alternando le minacce alle lusinghe, mostrandosi gelido ed indifferente, o affettando gentilezza. Gli aveva rivolto una serie di domande semplici prima di inserirne, con apparente amabilità, una micidiale: "Cos'è questa dottrina che tu e i tuoi discepoli state predicando per tutta la Giudea?". Gesù, dopo un breve silenzio, rispose: "Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto". Anna seguitò ad indagare, forse credendo di poter provocare l'uomo davanti a lui - che pure non mostrava diffidenza, umiltà, sottomissione o paura - al punto da farlo testimoniare contro sè stesso. Che cosa intendeva dire? Più Anna tentava di sconfiggere Gesù, più avvertiva un senso di frustrazione personale. Gesù allora mosse un tagliente rimprovero ad Anna: "Perchè interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto". L'alto prelato aveva infatti cercato di mostrare che Gesù era il fondatore di una scuola d'insegnamento che in realtà altro non era che una società segreta aperta solo agli iniziati. Gesù invece aveva ritorto la questione della segretezza contro il suo accusatore: non vi era stato alcun sotterfugio da parte Sua, al contrario era stato proprio il Tempio a comportarsi in maniera subdola inviando degli agenti ad ascoltarlo di nascosto quando sarebbe stato lieto di presentarsi lui stesso a spiegare apertamente le sue ragioni. Per non parlare poi del modo meschino con cui lo avevano condotto dinanzi ad Anna.
L'offesa di Gesù era incalcolabile. Nessuno avrebbe mai pensato di rivolgersi così ad un giudice, meno che mai ad un ex Sommo Sacerdote. Uno dei presenti non riuscì a trattenersi e diede un vibrante schiaffo a Gesù, facendolo quasi cadere per terra, dicendogli "Così rispondi al sommo sacerdote?" Ma Gesù, rialzandosi con il segno dello schiaffo ben visibile sul suo volto, rispose: "Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male, ma se ho parlato bene, perchè mi percuoti?".
Seguirono alcuni attimi di silenzio. L'apparente calma di Gesù e il suo modo di offendere Anna era stato devastante. I presenti, vinti dall'ira, iniziarono a sputargli in faccia e, coprendo il suo viso lo percossero e gli chiesero "Indovina, o Cristo, chi è che ti ha percosso?". Dopo la loro "vendetta" lo condussero da Caifa.

sabato 14 aprile 2012

Il bacio di Giuda e la cattura di Gesù

Il bacio di Giuda e la cattura di Gesù

Mistero n°6















Proprietario: Luigi Specchia (1964). Ereditato, a catena, dal padre Vito, dal nonno Pasquale e dal bisnonno Vito Specchia.

Manufatto: Realizzato nel 1926 (data incerta) dal Maestro Pasquale Errico di Lecce; è stato restaurato nel 2000.

Motivo della realizzazione: Devozione.

Gruppo: Nel gruppo statuario è raffigurato Giuda Iscariota a destra, che, stringendo nella mano sinistra i trenta denari, bacia Gesù, dando il segnale convenuto con i Sommi Sacerdoti per arrestarlo. Al centro Gesù rassegnato, fa come un cenno con la mano, indicando il Cielo, ricordando che il tradimento e la Sua successiva dipartita è in perfetta armonia con la volontà del Padre. A sinistra il soldato Malco si appresta ad arrestare Gesù.

Portatori: Quattro, due davanti e due dietro, in abito scuro, camicia bianca e cravatta nera.

Ragazze al pizzo: Assenti.

Riferimenti Evangelici: Vangelo di Matteo, 26, 47-50; Vangelo di Marco, 14, 43-52; Vangelo di Luca, 22, 47-48, Gv 18, 2-9.
Mc 14, 43-52
E subito, mentre ancora parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Chi lo tradiva aveva dato loro questo segno: "Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta". Allora gli si accostò dicendo: "Rabbì" e lo baciò. Essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono. Uno dei presenti, estratta la spada, colpì il servo del sommo sacerdote e gli recise l`orecchio. Allora Gesù disse loro: "Come contro un brigante, con spade e bastoni siete venuti a prendermi. Ogni giorno ero in mezzo a voi a insegnare nel tempio, e non mi avete arrestato. Si adempiano dunque le Scritture!". Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono.  Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono. Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo.


Approfondimenti:
I sommi sacerdoti organizzarono un blitz vero e proprio. Giuda doveva baciare Gesù per permettere ai soldati di riconoscerlo subito e arrestarlo rapidamente, considerata la scarsa visibilità della notte. Normalmente gli arresti avvenivano di giorno, alla luce del sole, proprio per mettere in risalto il fatto che niente doveva essere segreto. Con Gesù questo non avvenne. Vennero curati i minimi dettagli per impedire a chiunque di capire ciò che stava per capitare. Si temeva infatti che i discepoli unitamente con gli altri seguaci potessero sollevarsi contro il Tempio. Di giorno era improponibile l'arresto. Improponibile era inoltre cercare Gesù per tutta la Nazione. Ed è per questo che il Sinedrio gioca la carta "Giuda" nell'operazione "Gesù".
Giuda era un patriota. Sperava che il Messia liberasse Israele dal giogo di Roma, ma Gesù non dava segni di rivolta e fu proprio per questo che Giuda decise di forzare la mano. Andò segretamente dai Sommi Sacerdoti. Sperava che organizzando un incontro coi capi del Sinedrio e costringendo Gesù ad ascoltare le loro idee si potesse realizzare la tanto agognata rivolta. Ma i Sommi Sacerdoti sfruttarono la vicinanza di Giuda a Gesù per poter arrestare il Nazareno. Cristo si era dichiarato Figlio di Dio, uguale a Dio. Per gli ebrei Dio era uno solo, chiunque dichiarava la propria divinità equivaleva a bestemmiare, sconvolgeva le tradizioni e le leggi ebraiche, meritava la morte.

Il Risveglio di Pietro

Il Risveglio di Pietro

Mistero n° 5









Proprietario: Paolo Giordano (1971).

Manufatto: Realizzato a Bitritto (Ba) dal Maestro Romeo Bovelacci nel 1993.
     
Motivo della realizzazione: Devozione.

Gruppo: Gesù, in piedi, sveglia l'Apostolo Pietro, il quale si era addormentato sotto un albero di olivo, riproverandolo di non essere stato capace di vegliare un'ora sola con Lui. In realtà il rimprovero fu rivolto anche agli altri due discepoli che Gesù aveva portato con sè nell'orto del Getsemani, Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo.

Portatori: Sei, tre davanti e tre, in abito scuro, camicia bianca e cravatta nera.

Ragazze al pizzo: Quattro, due per ogni lato, in tailleur nero e velo nero sul capo. Nella mano libera reggono delle candele.

Figuranti davanti al gruppo: Bambina, vestita da angioletto. Regge un bouquet di calle bianco.

Riferimenti Evangelici: Vangelo di Matteo, 26, 40-46; Vangelo di Marco, 14, 37-38; Vangelo di Luca, 22, 45-46.
Vangelo di Matteo, 26, 40-46
Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: <<Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole>>. E di nuovo, allontanandosi, pregava dicendo: <<Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà>>. E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perchè gli occhi loro si erano appesantiti. E, lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: <<Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina>>.


Approfondimenti:
Continua la sequela degli avvenimenti notturni del Giovedì Santo. Gesù è in preda all'angoscia. Cerca di ridestare l'animo degli Apostoli, di smuoverli e c'è una specie di supplica a non abbandonarLo. Come ha detto Egli stesso "Lo spirito è pronto, ma la carne è debole". E' l'ora delle tenebre. La paura invade Cristo, mentre gli Apostoli non possono aiutarlo in alcun modo. Gesù affronta il destino a testa alta, salvaguardando allo stesso modo quelli che il Padre gli ha affidato, ovvero i discepoli e l'umanità intera.