giovedì 31 gennaio 2013

La Maddalena ai piedi della Croce

La Maddalena ai piedi della Croce

Mistero n° 38
 

Proprietario: Tommaso Picerna (1961).
 
Manufatto: Realizzato a Palmariggi (Le) nel 2001 dal Maestro Rocco Zappatore.
Motivo della realizzazione: Devozione.

Gruppo: Maria Maddalena, prostrata ai piedi di Gesù crocifisso, abbraccia la croce. Un angelo veglia sulla scena.

Portatori: Sei, tre  davanti e tre dietro, in abito scuro, camicia bianca e cravatta nera.

Ragazze al pizzo: Quattro, due per ogni lato, in tailleur scuro, guanti neri e velo nero sul capo. Nella mano libera reggono delle candele.

Figuranti davanti al gruppo: Bambini, vestiti con saio rosso e con una corona di spine sul capo, impersonificano il Cristo; bambine, vestita con gli stessi abiti della Maddalena, li accompagnano.
Riferimenti Evangelici: Vangelo di Matteo 27, 55-56; Vangelo di Marco 15, 40-41; Vangelo di Giovanni 19, 25.
 
Mc 15, 40-41
C`erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salomè, che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.


Approfondimenti:
Maria, la madre di Gesù, e le sue compagne si avvidero che Gesù stava cedendo rapidamente. Il suo sangue gli colava continuamente dalle ferite alle mani e ai piedi. Di tanto in tanto cercava di spostare il peso, il che però aveva il solo affetto di aumentare il dolore alle gambe. I movimenti di Gesù si erano fatti sempre più discontinui e deboli, poco più che contrazioni. Era ancora vivo, ma duramente provato. E fu proprio in questo momento che possiamo immaginare che la Maddalena si gettò ai piedi della Croce, adorandola ed abbracciandola, in segno di dolore per la morte del Cristo e di pentimento dei propri peccati, ripetendo così la professione di fede e il gesto di devozione compiuto durante la cena in casa del fariseo.
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La Maddalena Penitente

La Maddalena Penitente

Mistero n° 37


Proprietario: Antonio De Frenza.
 
Manufatto: Realizzato a Bari nel 1906 dal Maestro Nicola Depandis.
Motivo della realizzazione: Devozione.

Gruppo: Maria Maddalena è ritratta penitente, mentre fissa la croce, con i lunghi capelli sciolti che alludono all'episodio evangelico in cui asciugò i piedi di Cristo dopo averli bagnati di lacrime, relativo ad un'altra peccatrice. Il teschio è un attributo dell'eremita, oggetto di meditazione sulla morte, in riferimento alla leggenda che vuole la Maddalena aver vissuto gli ultimi anni della sua vita in eremitaggio. Su una tavoletta di legno vi è l'iscrizione REMITTUNTUR EI PECCATA MULTA QUONIAM DILESCIT MULTUM... FIDES TUA TE SALVAM FECIT: sono le parole di Gesù (Lc 7, 36-50) a favore di Maria Maddalena, che era tra le donne che lo seguivano sempre, dopo averla liberata da sette demoni.

Portatori: Quattro, due  davanti e due dietro, in abito scuro, camicia bianca e cravatta nera.

Ragazze al pizzo: Quattro, due per ogni lato, in tailleur scuro, guanti neri e velo nero sul capo. Nella mano libera reggono delle candele.

Figuranti davanti al gruppo: Assenti.
Riferimenti Evangelici: Vangelo di Luca 7, 36-38 47-50 e 8, 2

Lc 7, 36-50
Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e stando dietro, presso i suoi piedi, piangendo cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato. A quella vista il fariseo che l`aveva invitato pensò tra sé. "Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice". Gesù allora gli disse: "Simone, ho una cosa da dirti". Ed egli: "Maestro, dì pure". "Un creditore aveva due debitori: l`uno gli doveva cinquecento denari, l`altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?". Simone rispose: "Suppongo quello a cui ha condonato di più". Gli disse Gesù: "Hai giudicato bene". E volgendosi verso la donna, disse a Simone: "Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l`acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco". Poi disse a lei: "Ti sono perdonati i tuoi peccati". Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: "Chi è quest`uomo che perdona anche i peccati?". Ma egli disse alla donna: "La tua fede ti ha salvata; và in pace!".




Approfondimenti:
Giuseppe De Frenza, emigrato negli Stati Uniti alla fine dell'Ottocento, per grazia ricevuta durante la burrascosa traversata dell'Oceano Atlantico, promise, non appena ne avesse avuto la possibilità, di far costruire un Mistero della Maddalena, che gli era apparsa in sogno intercedendo per la sua salvezza dal pericolo imminente. Promessa che mantenne: iniziò, infatti, ad inviare alla moglie, rimasta a Valenzano, il denaro necessario per la pia commissione. Giuseppe rientrò in Italia solo nel 1922.

Quando il Mistero arrivò a Valenzano, nel 1907, venne accolto solennemente alla stazione ferroviaria da una banda musicale a spese del sindaco. Nel 1952 si sostituì la base e vennero eliminati i grossi ceri ed il vasetto per l'unguento, uno degli attributi iconografici della Maddalena; nel 1958, quando entrò in possesso l'attuale proprietario, la statua venne ridipinta, alterando, però, i colori originari. Fino agli anni '60 il Mistero era preceduto da una fanciulla vestita da Maddalena che recitava un breve componimento sacro. Durante le processioni notturne, il Mistero era adornato di fiori di metallo colorato, con al centro di ciascuno una lampadina. 
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L'Apostolo Giovanni

L'Apostolo Giovanni

Mistero n° 36
 


Proprietario: Eredi di Giovanni De Filippis, Maria Stella (1949), Maria Rachele (1970) ed Anna De Filippis (1976). Ereditato dal padre di Giovanni, Rocco De Filippis, il quale ricevette il Mistero da suo padre, Michele, nel 1949; nello stesso anno nacque il figlio al quale diede il nome dell'Apostolo.
Manufatto: Uno dei Misteri più antichi, risalente agli inizi del Novecento, opera probabilmente del Maestro Antonio Maccagnani (attribuzione stilistica); è stato restaurato nel 1959 da Andrea Cimmarusti di Valenzano, sostituendo la base ed eliminando i ceri, mentre nel 1987 è stato ridipinto dal Maestro Tonio Specchia.
Motivo della realizzazione: Devozione.

Gruppo: Giovanni fu, insieme al fratello Giacomo, uno dei primi discepoli di Gesù, l'unico a non abbandonarlo durante tutta la Passione, al culmine della quale Gesù stesso gli affidò sua Madre.

Portatori: Quattro, due  davanti e due dietro, in abito scuro, camicia bianca e cravatta nera.

Ragazze al pizzo: Assenti.

Figuranti davanti al gruppo: Assenti.
Riferimenti Evangelici: Vangelo di Giovanni 19, 25-27.


Gv 19, 25-27

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio!". Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.




Approfondimenti:
Pietro, al quale Gesù aveva scelto di affidare le chiavi del regno, può benissimo aver preso la deliberata decisione di non salire sul Golgotha e inviare Giovanni in sua vece. Una scelta che non accentuava la posizione di Pietro né sminuiva il ruolo di Giovanni. Dei Dodici, San Giovanni, fu il solo che continuò a mostrarsi degno dell'invito originario: "Seguitemi!".
L’antica tradizione ecclesiastica afferma che il quarto vangelo fu scritto dall’apostolo Giovanni, il prediletto di Cristo, quando aveva raggiunto l’estrema vecchiaia nella comunità cristiana di Efeso, metropoli dell’Asia Minore. Il vangelo fu scritto verso l’anno 100 e il più antico manoscritto che ce lo tramanda è del 150, al massimo del 200. Nonostante le caratteristiche che evidentemente distanziano questo vangelo dai primi tre, Giovanni intende scrivere, come i suo predecessori, un vangelo: lo provano l’identità del quadro generale e dei fatti fondamentali, le non rare indicazioni cronologiche – a volte essenziali.
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Fino agli anni '40 il Mistero era preceduto da portatori di grossi ceri e, fino agli anni '60, da una bambina vestita da Madonna che recitava un dialogo con il discepolo prediletto da Gesù.

Le Tre Croci

Le Tre Croci

Mistero n° 35
 

Proprietario: Antonio Lonigro (1969), che lo ha ereditato dal padre Umberto.
Manufatto: Realizzato a Bari dal Maestro Salvatore Bruno nel 1954. E' stato restaurato nel 2000 dal Maestro Romeo Bovelacci.
Motivo della realizzazione: Devozione.

Gruppo:  Nel magnifico gruppo statuario vi sono i tre crocifissi sul Monte Calvario: Gesù al centro e i due ladroni ai lati. Ai piedi delle Tre Croci Maria guarda tristemente il Figlio assieme all'Apostolo che Gesù amava, Giovanni. La Maddalena, raccolta in preghiera, abbraccia la base della Croce. Famosi i due dialoghi di Gesù: quello con i due malfattori e quello con la Madonna e l'apostolo prediletto Giovanni, al quale Cristo affida la Madre.

Portatori: Sei, tre  davanti e tre dietro, in abito scuro, camicia bianca e papillon nero.

Ragazze al pizzo: Quattro, due per ogni lato, in tailleur scuro, velo nero sul capo, con guanti neri. Nella mano libera reggono delle candele.

Figuranti davanti al gruppo: Assenti.
Riferimenti Evangelici: Vangelo di Matteo 27, 38-44; Vangelo di Marco 15, 27-32; Vangelo di Luca 23, 33 e 39-43; Vangelo di Giovanni 19, 17-18 e 25-27.
 
Lc 23, 39-43

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!". Ma l`altro lo rimproverava: "Neanche tu hai timore di Dio, benché condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male". E aggiunse: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Gli rispose: "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso".


Gv 19, 25-27

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio!". Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.




Approfondimenti:
Il brigantaggio e la rapina erano reati per i quali era prevista la pena capitale, sorte che toccò a Disma e Gesta. Può risultare verosimile il fatto che furono legati con delle corde alla croce, piuttosto che con i chiodi, probabilmente per allungare loro l'agonia. Secondo le fonti apocrife (Vangelo Arabo dell'infanzia) si scontrarono con Gesù mentre egli era ancora bambino e fuggiva in Egitto per evitare la strage impartita da Re Erode il Grande. Gesta voleva derubare la Sacra Famiglia mentre Disma no. Quest'ultimo, per convincere il socio a non recare alcun danno ai Nazareni, offrì 40 dracme a Gesta, così da lasciar passare incolumi Maria, Giuseppe e Gesù. Gesù, poi, informò la Madre che quei due ladroni sarebbero stati Crocifissi con lui a Gerusalemme. San Disma, esaltato nella predicazione evangelica e patristica, viene celebrato il 25 marzo. Gesta, posto alla sinistra di Gesù (a destra guardando il Mistero), prese ad imprecare contro Gesù e a maledirlo dal momento che non impiegava il suo potere per salvarli. Era la comprensibile disperata reazioni di un condannato amareggiato per il suo destino, che, avvertendo l'approssimarsi della fine, desiderava in qualche modo distogliersi dal tormento e dal terrore. Il suo compagno, Disma, lo rimbrottò: "Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena?". Il ladrone voleva spronare l'altro furfante, mentre il loro destino era irreparabilmente segnato, a non comportarsi come coloro che li avevano condannati. Poi, con un'altra occhiata e un lieve movimento del capo, continuò a ricordare al suo compagno la dura realtà: "Noi giustamente, perchè riceviamo il giusto per le nostre colpe, egli invece non ha fatto nulla di male".
L'onestà di queste parole è ancor più commovente di fronte all'orrore che stavano sopportando; per loro tramite, quel piccolo criminale, rozzo, inasprito e reso insensibile alla vita, aveva trovato la grazia. Avendo zittito il suo compagno, facendogli provare vergogna, invocò: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Nel confessare i propri peccati e proclamando una salda fiducia nell'innocenza di Gesù, il ladrone, con la semplicità delle persone poco istruite, aveva trovato il modo di guardare oltre il suo immediato destino. Voleva che Gesù sapesse che credeva in lui e che accettava che il suo regno si trovasse solo un po' più in là di quei momenti di sofferenza terrena. Quell'uomo non domandò nulla tranne che di rimanere nella memoria di Gesù. Probabilmente il buon ladrone avrà visto la pergamena inchiodata sulla croce di Gesù, anche se non fosse stato capace di leggere, ne avrebbe potuto comprendere il significato dalle beffe di scherno dei sacerdoti. Sopratutto, avrebbe testimoniato la dignità, la pazienza e l'enorme bontà di Gesù, che aveva chiesto a Dio di perdonare e di assolvere coloro che l'avevano condotto in croce. Il che lo aveva aiutato a ricevere la grazia di Dio, che da sola potrebbe spiegare l'improvvisa conversione. La professione di fede del ladrone sarebbe rimasta uno degli eventi più memorabili di tutta la vicenda, anche se Gesù non gli avesse risposto. Ma la risposata di quest'ultimo rappresentava la prova incontrovertibile che con l'inevitabile avvicinarsi della fine terrena si approssimava anche la soglia dell'eternità. "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso".
Fino a quel momento il cielo era terso ma ora si stava via via rabbuiando, quasi a oscurare Gesù e gli uomini accanto a lui. Era l'ora sesta, come anche i Vangeli testimoniano: mezzogiorno o poco più.
Giovanni iniziò la delicata trattativa col Centurione per poter permettere a lui, a Maria e alla Maddalena di avvicinarsi sotto la croce per essere vicino a Gesù nel momento in cui sarebbe sopraggiunta la fine. Dopo aver accordato il permesso, il Centurione si spostò per permettere al gruppetto di risalire la collinetta.
Giovanni, accanto a Maria, la Madre, avvertiva la determinazione di lei, ben sapendo che la donna desiderava solo incoraggiare il figlio nel sacrificio, comunicandogli la sua totale sottomissione alla volontà di Dio. Nei secoli a venire, la Chiesa avrebbe affermato che fu proprio quello in momento in cui Maria fu benedetta tra tutte le donne.
Gesù la chiamò "Donna". Maria è la nuova Eva ("donna"), madre spirituale di tutti i redenti. Le parole erano intrise di rispetto formale, coerentemente a come si era sempre rivolto a lei in pubblico. "Ecco tuo figlio". Gesù voleva che Maria capisse che non si era sottratto al sacrificio; gli rimaneva poco da vivere, ma si sarebbero di nuovo incontrati in un mondo migliore. Nel frattempo qualcuno avrebbe dovuto proteggerla, accudirla. Gesù si volse a fissare Giovanni. "Ecco tua madre". Stava chiedendo a Giovanni non solo di prendersi cura di lei, ma di ricordare sempre che, attraverso Maria, la sua presenza li avrebbe sempre accompagnati: lei era stata scelta per dare alla luce Gesù, ancora investita della sacra autorità di farlo vivere in lei. Completa la scena la Maddalena che, alla base della Croce di Gesù, l'abbraccia.

La Tunica tirata a sorte

La Tunica tirata a sorte

Mistero n° 34



Proprietario: Giuseppe Caringella (1959).
Manufatto: Realizzato a Lecce nel 1989 dal Maestro Rocco Zappatore. Restaurato dal Maestro Santino Merico nel 2008.
Motivo della realizzazione: Devozione.

Gruppo: E' il primo gruppo statuario con Gesù crocifisso; ai piedi della croce due soldati tirano a sorte, con i dadi, la preziosa tunica del Cristo, tessuta senza cuciture, che un terzo soldato romano regge con un braccio. Sui bastoni o forcelle (sui quali si appoggia il Mistero) vengono appesi dei flagelli metallici.

Portatori: Sei, tre  davanti e tre dietro, in abito scuro, camicia bianca e cravatta nera.

Ragazze al pizzo: Quattro, due per ogni lato, in tailleur scuro, velo nero sul capo, con guanti neri. Nella mano libera reggono delle candele.

Figuranti davanti al gruppo: Assenti.
Riferimenti Evangelici: Vangelo di Matteo 27, 35-37; Vangelo di Marco 15, 24-26; Vangelo di Luca 23, 34; Vangelo di Giovanni 19, 23-24.
 
Gv 19, 23-24
I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d`un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura:

"Si son divise tra loro le mie vesti
e sulla mia tunica han gettato la sorte."


E i soldati fecero proprio così.



Approfondimenti:
Terminato il macabro inchiodamento, i soldati passarono a sollevare la Croce, con funi e tiranti, per poi lasciare che la forza di gravità facesse il resto così da far conficcare la Croce nella fossa precedentemente scavata. I chiodi nelle mani avevano lacerato il nervo mediano, ma non reciso. Ciò comportava un dolore lancinante, perché ad ogni micromovimento il nervo teso e lacerato vibrava come una corda di violino. Il pollice istintivamente si ritrasse verso il palmo. Gesù però inspirò profondamente e chiese perdono al Padre per i suoi crocifissori. L'exactor mortis compiva la prima scelta sui capi del condannato, lasciando il resto al drappello di soldati. Se ci si riferisce ai vangeli è facilmente intuibile che i soldati presso la croce di Gesù erano almeno quattro (presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato). Se escludiamo l'exactor mortis, restano tre soldati che però, valutando la buona fattura della tunica (si crede tessuta dalla Madre di Gesù), decisero di giocare con i dadi, lasciando alla sorte l'ingrato compito di scegliere a chi sarebbe poi andata in premio. Diverse leggende poi la vogliono in Europa. Attualmente a Treviri, in Germania, si conserva nel Duomo, una reliquia che è creduta come la vera Tunica.

La Tunica venerata a Treviri

lunedì 28 gennaio 2013

L'Inchiodazione

L'Inchiodazione

Mistero n° 32


Proprietario: Fam. Amoruso. Ricevuto in donazione dalla famiglia Ramunni-Ungari nel 2022. Margherita Ungari, precedente proprietaria, lo ereditò dal padre Francesco.
Manufatto: Realizzato a Lecce nel 1926 dal Maestro Salvatore Bruno. Restaurato dallo stesso Maestro nel 1984. Ulteriormente modificato nel 2022.
Motivo della realizzazione: Devozione.

Gruppo: Nel gruppo statuario Gesù viene steso sulla croce da tre giudei che lo inchiodano mani e piedi, mentre un quarto si avvicina recando il titulus con la scritta I.N.R.I. (iniziali dell'espressione latina Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum, ovvero Gesù Nazareno, Re dei Giudei), motivazione della sentenza di morte, composta dallo stesso Pilato. La scena si svolge verso mezzogiorno sul monte Calvario, luogo delle esecuzioni capitali, appena fuori le mura di Gerusalemme. Maria assiste alla scena e incrocia lo sguardo di Gesù.

Portatori: Quattro, due  davanti e due dietro, in abito scuro e maglia nera.

Ragazze al pizzo: Quattro, due per ogni lato, in tailleur scuro, velo nero sul capo, con guanti neri. Nella mano libera reggono delle candele.

Figuranti davanti al gruppo: Assenti.
Riferimenti Evangelici: Vangelo di Marco 15, 25-26; Vangelo di Giovanni 19, 19-22.
 
Gv 19, 17-22
Ed egli, portando la sua croce, si avviò verso il luogo detto "del Teschio" che in ebraico si chiama "Golgota",
dove lo crocifissero, e con lui due altri, uno di qua e l'altro di là, e Gesù nel mezzo.
Or Pilato fece anche un'iscrizione e la pose sulla croce, e vi era scritto: "GESU' IL NAZARENO, IL RE DEI GIUDEI".
Così molti dei Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città, e quella era scritta in ebraico, in greco e in latino.
Perciò i capi dei sacerdoti dei Giudei dissero a Pilato: "Non scrivere: "Il re dei Giudei", ma che egli ha detto: "Io sono il re dei Giudei".
Pilato rispose: "Ciò che ho scritto, ho scritto".




Approfondimenti:
Dopo aver spogliato Gesù, i soldati distesero la croce per terra e vi adagiarono sopra il corpo di Gesù, prestando attenzione affinchè le spalle fossero posizionate esattamente all'incrocio delle due travi. Alcuni romani praticarono, con l'aiuto di punteruoli, dei fori nelle travi della croce, per permettere più facilmente ai chiodi di penetrare in profondità.
Poi passarono a distendere le braccia di Gesù, probabilmente assicurandole alla croce con delle funi. Se si prende spunto dalla Sindone, si può notare come i chiodi furono conficcati all'atezza della prima piega del polso, in un punto denominato spazio di Destot. Questo perchè inchiodando i palmi delle mani, il peso del condannato avrebbe squarciato la zona molle della mano. Un soldato posizionò, pertanto, il chiodo sulla mano e con l'aiuto di un martello iniziò a penetrare la carne. Il sangue iniziò a sprizzare fuori dalla mano e a colare a terra. Non appena il chiodo fuoriuscì dalla trave si passò ad inchiodare ugualmente l'altra mano. Probabilmente i chiodi erano lunghi dai 15 ai 20 centimetri, affinché potessero appunto trapassare la croce ed essere abbastanza resistenti.
L'altra particolarità dell'inchiodazione delle mani è che il chiodo non recise completamente il nervo mediano, ma lo lacerò solo parzialmente, producendo un dolore acutissimo e scaturendo una retroversione dei pollici verso l'interno dei palmi.
Iniziò poi una delle parti più delicate: inchiodare i piedi. I soldati posizionarono le gambe di Gesù leggermente piegate con la gamba sinistra sovrapposta alla destra. La presenza del suppedaneum, il supporto in legno per i piedi, non è mai menzionato nei documenti antichi, che però inizia a vedersi con le prime raffigurazioni medievali.
Un altro soldato posizionò il chiodo all'altezza del calcagno e trafisse i piedi. Si permetteva così la possibilità del condannato di reggersi sulle gambe, facendo forza sulle braccia, sul bacino e sui piedi. L'abbondante flusso di sangue sicuramente non dovette sconvolgere i soldati, che erano certamente avvezzi a tali macabre esecuzioni. Ma è facilmente pensabile che ogni colpo sordo dei chiodi nella carne di Gesù equivalessero ad altrettanti colpi nel cuore di Maria, sicuramente poco distante dal luogo dell'esecuzione e disperata, in lacrime.
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La pratica della crocifissione venne abolita nel 337 dall'Imperatore Costantino I per rispetto della memoria di Cristo.

La Spoliazione

La Spoliazione

Mistero n° 31


Proprietario: Fam. Labellarte, che lo ha ereditato dal bisnonno Giovanni.
Manufatto: Realizzato a Lecce nel 1929 dal Maestro Pasquale Errico.
Motivo della realizzazione: Devozione.

Gruppo: Nel gruppo statuario due giudei spogliano Gesù delle sue vesti per prepararlo alla crocifissione, mentre un terzo giudeo sta preparando una mistura di vino e fiele, che Gesù però rifiuta. A terra c'è la croce, distesa per la successiva inchiodazione. Sui bastoni o forcelle (sui quali si appoggia il Mistero) vengono appesi dei flagelli metallici.

Portatori: Quattro, due  davanti e due dietro, in abito scuro, camicia bianca, cravatta nera.

Ragazze al pizzo: Quattro, due per ogni lato, in tailleur scuro, velo nero sul capo, con guanti neri. Nella mano libera reggono delle candele.

Figuranti davanti al gruppo: Un bambino, vestito con saio rosso, ha sul capo una corona di spine e porta una croce.
Riferimenti Evangelici: Vangelo di Matteo 27, 33-34; Vangelo di Marco 15, 23.
 
Mt 27, 33-34
Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio,  gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere.



Approfondimenti:
Giunti sul punto più alto del Golgotha (scelto proprio affinché fosse visto da tutta la cittadinanza, come monito), spogliarono Gesù delle sue vesti (forse integralmente, nonostante nelle tradizionali raffigurazioni il Crocifisso indossa il subligaculum, cioè un perizoma che gli copre la zona pubica). Denudare completamente il condannato ne aumentava l'umiliazione, le donne a volte erano crocifisse di faccia contro la croce. Considerando che a volte una persona crocifissa rimaneva in vita alcuni giorni appesa alla croce, il suo corpo diveniva completamente vulnerabile anche nei confronti di volatili ed altri animali. L'exactor mortis, sicuramente, tra i capi, scelse ciò che desiderava, lasciando il resto al drappello. Gli altri soldati scavarono una fossa con i badili nella quale poi avrebbero piantato la croce. Uno di loro, come si vede a destra del Mistero, iniziò a preparare una mistura di vino e fiele. In realtà il fiele di cui si parla nel Vangelo altro non è se non la mirra. Era, infatti, usanza degli orientali mescolare il vino con la mirra per dare maggior "calore" alla bevanda rendendola così, però, "stordente" e quindi sedativa in qualche modo; la mirra, però, daa al vino un sapore amaro, da cui l'usanza di definirla kòle in greco, che significa "fiele, cosa amara".
La mistura di vino e fiele doveva servire per stordire il condannato ed alleviargli le sofferenze, ma Gesù inumidì leggermente le labbra per poi allontanare il bicchiere. Doveva soffrire per la salvezza dell'Umanità e aveva deciso di soffrire totalmente.

domenica 27 gennaio 2013

La Terza Caduta

La Terza Caduta

Mistero n° 30


Proprietario: Chiara Stramaglia (1921) che lo ha ereditato dalla madre Rosa.
Manufatto: Realizzato a Lecce nel 1927 dal Maestro Salvatore Bruno.
Motivo della realizzazione: Devozione.

Gruppo: Nel gruppo statuario Gesù, ormai stremato, cade la terza volta. Due giudei cercano di far rialzare Gesù, mentre un soldato romano ed un altro giudeo premono perchè si riprenda il cammino. Con questo Mistero ha termine la Via Dolorosa. Il Mistero era accompagnato in processione da banda propria.

Portatori: Quattro, due  davanti e due dietro, in abito scuro, camicia bianca, cravatta nera.

Ragazze al pizzo: Quattro, due per ogni lato, in tailleur scuro, velo nero sul capo, con guanti neri. Nella mano libera reggono delle candele.

Figuranti davanti al gruppo: Assenti.
Riferimenti Evangelici: Apocrifi.


Approfondimenti:
Possiamo presumere che poco prima dell'arrivo sul Luogo detto Cranio (in aramaico Golgotha, in latino Calvario) Gesù, ormai stanco, cadde per la terza volta, probabilmente privo di sensi. La croce gli cadde addosso e ci vollero più persone per farlo rialzare, presumibilmente con calci e frustate.
Nel Mistero, infatti, Cristo appare particolarmente esausto e con la faccia a terra, dopo essere caduto.

L'Incontro con le Pie Donne

L'Incontro con le Pie Donne

Mistero n° 29


Proprietario: Fam. Guerra.
Manufatto: Realizzato a Bari nel 1953 dal Maestro Salvatore Bruno.
Motivo della realizzazione: Devozione.

Gruppo: Nel gruppo statuario Gesù, durante la salita al Calvario, consola le Pie Donne che piangono per la triste sorte del Messia. Assiste alla scena un giudeo che trascina Gesù con una corda.

Portatori: Quattro, due  davanti e due dietro, in abito scuro, camicia bianca, cravatta nera.

Ragazze al pizzo: Quattro, due per ogni lato, in tailleur scuro, velo nero sul capo, con guanti neri. Nella mano libera reggono delle candele.

Figuranti davanti al gruppo: Un bambino, vestito con saio rosso, ha sul capo una corona di spine e porta una croce.
Riferimenti Evangelici: Vangelo di Matteo 27, 55-56; Vangelo di Marco 15, 40-41; Vangelo di Luca, 23, 27-31.
 
Lc 23, 27-31.
Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: "Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno i giorni in cui si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! Perche se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?".


Approfondimenti:
Durante la faticosa salita al Calvario, delle donne si fanno spazio tra il corteo di soldati e cercano di avvicinarsi, piangenti, a Gesù. Gesù però le consola e le invita a non piangere per lui dal momento che se trattano così il legno verde (cioè Cristo), cosa potrà avvenire del legno secco (l'umanità credente)? Se crocifiggono il Salvatore, tortureranno anche i suoi seguaci.
Durante la Passione di Gesù le Donne sono le uniche coraggiose che non si scandalizzano della Croce. Assistono Gesù fino all'ultimo, ben consapevoli di correre un rischio notevole di complicità con il condannato. Mentre gli Apostoli (che vantavano troni e primi posti accanto a Cristo) lo hanno abbandonato, le Donne (che lo servivano incondizionatamente e senza egocentrismo) lo hanno continuato a seguire ed amare. Le Pie Donne sono, pertanto, l'incarnazione più viva del vero Vangelo di Gesù, sono coloro che hanno recepito la buona novella e l'hanno messa in pratica amando Gesù e non scandalizzandosene. Sarà forse anche per questo che Cristo risorto appare prima alle Donne alle quali chiede di riferire agli Apostoli l'avvenuta Risurrezione. Le Pie Donne accompagnano Cristo fino alla tomba e ungono il suo corpo e sono le prime che vedono Gesù Risorto.
Altre correnti di pensiero presuppongono il fatto che siano Donne le prime persone che vedono Cristo Risorto dal momento che Eva fu la prima donna a peccare; da qui la contrapposizione della salvezza dai peccati rivelata alla donna che, nella Genesi, fu colei che peccò per prima.

La Seconda Caduta

La Seconda Caduta

Mistero n° 28


Proprietario: Eredi di Michele Vitucci. Commisionato come ex-voto dal nonno, omonimo, scampato ai pericoli della Prima Guerra Mondiale, fu ereditato dal figlio di questi, Antonio.
Manufatto: Realizzato a Lecce nel 1929 dal Maestro Salvatore Bruno.
Motivo della realizzazione: Ex-voto.

Gruppo: Nel gruppo statuario Gesù viene aiutato da due giudei a rialzarsi dalla seconda caduta, mentre un terzo alle spalle gli indica il percorso.

Portatori: Quattro, due  davanti e due dietro, in abito scuro, camicia bianca e cravatta nera.

Ragazze al pizzo: Quattro, due per ogni lato, in tailleur scuro, velo nero sul capo, con guanti neri.

Figuranti davanti al gruppo: Assenti.
Riferimenti Evangelici: Apocrifi.


Approfondimenti:
Gesù nuovamente cade, durante la salita al monte Calvario. Cade sotto la pesante croce, cade a causa probabilmente degli strattoni dei soldati, delle pietre lanciategli contro dalla folla, dalla strada tortuosa. Ma Cristo non resta a terra, trova nuovamente la forza per rialzarsi e proseguire il cammino. Manca ormai poco al compimento della sua Missione.