Cenni Storici su Valenzano
Il Comune di Valenzano si trova a circa dieci chilometri di distanza da Bari, in piena area metropolitana ed è collocato lungo l'asse Sud-Est. Si estende su di un'area di circa 16 chilometri quadrati ed ha una popolazione di 18mila abitanti circa. Si può qualificare principalmente come città di servizi, grazie alla presenza di insediamenti scientifici di livello nazionale ed internazionale, come il parco tecnologico Tecnopolis, il Centro Laser, l'Istituto Agronomico Mediterraneo, oltre alle facoltà di Medicina Veterinaria ed al campo sperimentale della facoltà di Agraria dell'Università degli Studi di Bari. Il borgo si sviluppa intorno ad una torre di avvistamento costruita a guardia della vicina via Ceglie-Conversano, lungo la quale si erge l'abbazia di Ognissanti. Il paese, nel complesso, si pone ancora oggi come luogo di possibile incontro per la presenza di spazi disponibili e maggiori margini di vivibilità rispetto al capoluogo.
NOTE STORICHE
Il territorio su cui sorge Valenzano (1.572 ettari) fu abitato fin dai tempi più antichi, probabilmente sotto forma di nuclei abitativi sparsi; in diversi luoghi, infatti, in seguito a lavori di scasso si sono scoperte tombe di epoca preromana (VI-V sec. a.C.).
Risale all'anno 981 il primo documento che riporta il loco Balenzano, forma che in seguito a si alterna a Valenzianum o Valenzanum. Si tratta di un toponimo prediale, che deriva, cioè, dal nome del proprietario, Valens o Valentius, del latifondo su cui sorse il nucleo urbano, probabilmente, corrispondente all'attuale centro storico.
La prima carta geografica in cui compare Balzano è quella dei Magini, disegnata alla fine del '500; la prima fonte letteraria è costituita dall'opera di padre Bonaventura (Quarta) da Lama (Cronica de' minori osservanti riformati della provincia di S. Nicolò, parte seconda, Lecce, Stamperia di Oronzo Chiriatti, 1724), secondo il quale V. sarebbe stato fondato, intorno all'anno 845, da un greco di Antiochia di nome Valenziano o Valentiniano; a questa leggenda fa riferimento lo stemma del Comune di V. attestato fin dagli inizi del '700, che raffigura un guerriero con elmo, armato di lancia e scudo.
Valenzano, a partire almeno dal 1150, ebbe diversi feudatari; ma quelli che lasciarono una sicura impronta nell'assetto urbanistico del paese furono i Carafa (dalla fine del '400 al 1585), poi marchesi di Santeramo, e i Furietti (dal 1585 al 1731), ricchi mercanti bergamaschi. Questi ultimi nel 1664 ottennero il titolo di Principi di V., grazie ai matrimoni contratti da due di loro con donne della potente famiglia degli Acquaviva di Aragona.
Il centro storico (ca. 3,2 ha) presenta un primo nucleo (ca. 0,85 ha) di forma quasi circolare sorto intorno al Castello nell'alto Medioevo e un secondo nucleo sorto nel '500, più lineare e proteso verso Bari, a rimarcare la dipendenza dal capoluogo. L'intero centro storico, di forma quasi quadrangolare, era racchiuso da mura cinquecentesche, abbattute o incorporate in abitazioni civili durante tutto l'800; ne rimane ancora qualche traccia sui muri delle case che si affacciano sulle strade perimetrali aperte, appunto, nell'800.
La comunicazione con l'esterno era assicurata da tre Porte: la Porta principale, a nord, immetteva nella via per Bari, la Porta di S. Croce, a sud, si apriva verso la via vecchia per Montrone e la Portella, a levante, portava nelle antiche strade per Capurso, Cellamare, Rutigliano e Casamassima.
Alla fine del '700 l'abitato cominciò ad estendersi fuori le mura, ancora una volta verso il capoluogo, e in parte a sud; solo verso la metà del '800 il paese si estese nelle altre direzioni, dopo che furono costruite le attuali strade provinciali per Montrone, Casamassima e Capurso.
La tipologia abitativa è molto semplice, tipica di un piccolo centro agricolo; case costituite da un vano a piano terra (sottano) e un vano al primo piano (soprano), collegati spesso da una scala esterna (gaifo o vignale), in aggetto sulla facciata. Molti vignali furono abbattuti nella seconda metà dell'800, perché, si disse, ostacolavano il deflusso delle acque piovane. I sottani hanno spesso degli arcovi, rientranze che si aprivano ad arco negli spessi muri, adibite ad alcove. Le camere superiori non di rado erano divise in altezza e per una buona metà della superficie da un soppalco in legno ('u tauàt = il tavolato), che serviva per deposito di provviste alimentari e/o per altri posti letto.
Il materiale da costruzione più usato era il tufo, perché più facile da reperire e da lavorare; la pietra locale veniva usata, quasi sempre non squadrata, per le fondamenta delle case e per lastricare le strade.
La case hanno quasi tutte un vano seminterrato (iùs = chiuso), un tempo adibito a stalla per animali di piccola taglia, come gli ovini e i somari, o ad abitazioni per le famiglie più indigenti; non mancavano il pozzo, in cui si raccoglieva dal terrazzo l'acqua piovana, e il camino.
Mancano, nel centro storico, palazzi o case signorili; anche quelle che erano definite case palaziate, ancora riconoscibili, sono di modesta fattura e non presentano elementi architettonici di rilievo.