giovedì 31 gennaio 2013

Le Tre Croci

Le Tre Croci

Mistero n° 35
 

Proprietario: Antonio Lonigro (1969), che lo ha ereditato dal padre Umberto.
Manufatto: Realizzato a Bari dal Maestro Salvatore Bruno nel 1954. E' stato restaurato nel 2000 dal Maestro Romeo Bovelacci.
Motivo della realizzazione: Devozione.

Gruppo:  Nel magnifico gruppo statuario vi sono i tre crocifissi sul Monte Calvario: Gesù al centro e i due ladroni ai lati. Ai piedi delle Tre Croci Maria guarda tristemente il Figlio assieme all'Apostolo che Gesù amava, Giovanni. La Maddalena, raccolta in preghiera, abbraccia la base della Croce. Famosi i due dialoghi di Gesù: quello con i due malfattori e quello con la Madonna e l'apostolo prediletto Giovanni, al quale Cristo affida la Madre.

Portatori: Sei, tre  davanti e tre dietro, in abito scuro, camicia bianca e papillon nero.

Ragazze al pizzo: Quattro, due per ogni lato, in tailleur scuro, velo nero sul capo, con guanti neri. Nella mano libera reggono delle candele.

Figuranti davanti al gruppo: Assenti.
Riferimenti Evangelici: Vangelo di Matteo 27, 38-44; Vangelo di Marco 15, 27-32; Vangelo di Luca 23, 33 e 39-43; Vangelo di Giovanni 19, 17-18 e 25-27.
 
Lc 23, 39-43

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!". Ma l`altro lo rimproverava: "Neanche tu hai timore di Dio, benché condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male". E aggiunse: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Gli rispose: "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso".


Gv 19, 25-27

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio!". Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.




Approfondimenti:
Il brigantaggio e la rapina erano reati per i quali era prevista la pena capitale, sorte che toccò a Disma e Gesta. Può risultare verosimile il fatto che furono legati con delle corde alla croce, piuttosto che con i chiodi, probabilmente per allungare loro l'agonia. Secondo le fonti apocrife (Vangelo Arabo dell'infanzia) si scontrarono con Gesù mentre egli era ancora bambino e fuggiva in Egitto per evitare la strage impartita da Re Erode il Grande. Gesta voleva derubare la Sacra Famiglia mentre Disma no. Quest'ultimo, per convincere il socio a non recare alcun danno ai Nazareni, offrì 40 dracme a Gesta, così da lasciar passare incolumi Maria, Giuseppe e Gesù. Gesù, poi, informò la Madre che quei due ladroni sarebbero stati Crocifissi con lui a Gerusalemme. San Disma, esaltato nella predicazione evangelica e patristica, viene celebrato il 25 marzo. Gesta, posto alla sinistra di Gesù (a destra guardando il Mistero), prese ad imprecare contro Gesù e a maledirlo dal momento che non impiegava il suo potere per salvarli. Era la comprensibile disperata reazioni di un condannato amareggiato per il suo destino, che, avvertendo l'approssimarsi della fine, desiderava in qualche modo distogliersi dal tormento e dal terrore. Il suo compagno, Disma, lo rimbrottò: "Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena?". Il ladrone voleva spronare l'altro furfante, mentre il loro destino era irreparabilmente segnato, a non comportarsi come coloro che li avevano condannati. Poi, con un'altra occhiata e un lieve movimento del capo, continuò a ricordare al suo compagno la dura realtà: "Noi giustamente, perchè riceviamo il giusto per le nostre colpe, egli invece non ha fatto nulla di male".
L'onestà di queste parole è ancor più commovente di fronte all'orrore che stavano sopportando; per loro tramite, quel piccolo criminale, rozzo, inasprito e reso insensibile alla vita, aveva trovato la grazia. Avendo zittito il suo compagno, facendogli provare vergogna, invocò: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Nel confessare i propri peccati e proclamando una salda fiducia nell'innocenza di Gesù, il ladrone, con la semplicità delle persone poco istruite, aveva trovato il modo di guardare oltre il suo immediato destino. Voleva che Gesù sapesse che credeva in lui e che accettava che il suo regno si trovasse solo un po' più in là di quei momenti di sofferenza terrena. Quell'uomo non domandò nulla tranne che di rimanere nella memoria di Gesù. Probabilmente il buon ladrone avrà visto la pergamena inchiodata sulla croce di Gesù, anche se non fosse stato capace di leggere, ne avrebbe potuto comprendere il significato dalle beffe di scherno dei sacerdoti. Sopratutto, avrebbe testimoniato la dignità, la pazienza e l'enorme bontà di Gesù, che aveva chiesto a Dio di perdonare e di assolvere coloro che l'avevano condotto in croce. Il che lo aveva aiutato a ricevere la grazia di Dio, che da sola potrebbe spiegare l'improvvisa conversione. La professione di fede del ladrone sarebbe rimasta uno degli eventi più memorabili di tutta la vicenda, anche se Gesù non gli avesse risposto. Ma la risposata di quest'ultimo rappresentava la prova incontrovertibile che con l'inevitabile avvicinarsi della fine terrena si approssimava anche la soglia dell'eternità. "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso".
Fino a quel momento il cielo era terso ma ora si stava via via rabbuiando, quasi a oscurare Gesù e gli uomini accanto a lui. Era l'ora sesta, come anche i Vangeli testimoniano: mezzogiorno o poco più.
Giovanni iniziò la delicata trattativa col Centurione per poter permettere a lui, a Maria e alla Maddalena di avvicinarsi sotto la croce per essere vicino a Gesù nel momento in cui sarebbe sopraggiunta la fine. Dopo aver accordato il permesso, il Centurione si spostò per permettere al gruppetto di risalire la collinetta.
Giovanni, accanto a Maria, la Madre, avvertiva la determinazione di lei, ben sapendo che la donna desiderava solo incoraggiare il figlio nel sacrificio, comunicandogli la sua totale sottomissione alla volontà di Dio. Nei secoli a venire, la Chiesa avrebbe affermato che fu proprio quello in momento in cui Maria fu benedetta tra tutte le donne.
Gesù la chiamò "Donna". Maria è la nuova Eva ("donna"), madre spirituale di tutti i redenti. Le parole erano intrise di rispetto formale, coerentemente a come si era sempre rivolto a lei in pubblico. "Ecco tuo figlio". Gesù voleva che Maria capisse che non si era sottratto al sacrificio; gli rimaneva poco da vivere, ma si sarebbero di nuovo incontrati in un mondo migliore. Nel frattempo qualcuno avrebbe dovuto proteggerla, accudirla. Gesù si volse a fissare Giovanni. "Ecco tua madre". Stava chiedendo a Giovanni non solo di prendersi cura di lei, ma di ricordare sempre che, attraverso Maria, la sua presenza li avrebbe sempre accompagnati: lei era stata scelta per dare alla luce Gesù, ancora investita della sacra autorità di farlo vivere in lei. Completa la scena la Maddalena che, alla base della Croce di Gesù, l'abbraccia.

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