domenica 22 aprile 2012

Gesù innanzi a Caifa

Gesù innanzi a Caifa

 Mistero n° 10


 

Proprietario: Michele Quaranta (1970). Ereditato dal padre, Pasquale, che commissionò il Mistero.

Manufatto: Realizzato a Bari dal Maestro Salvatore Bruno nel 1982.

Motivo della realizzazione: Devozione.

Gruppo: Nel gruppo statuario sono presenti da destra Gesù, legato, condotto da una giudeo (al centro) innanzi a Caifa (sulla sinistra), assiso sul suo scranno del Sinedrio. Gesù appare molto rilassato o forse rassegnato. Il giudeo sembra quasi invogliare Gesù a parlare. Non appena infatti, Gesù dichiara di essere Figlio di Dio, il sommo sacerdote si strappa le vesti (come è possibile vedere sulla statua).

Portatori: Sei, tre davanti e tre dietro, in abito scuro, camicia bianca e cravatta nera.

Ragazze al pizzo: Quattro, due per ogni lato, in tailleur scuro, velo nero sul capo, con guanti neri. Nella mano libera reggono un bouquet degli stessi fiori utilizzati per addobbare il Mistero.

Figuranti davanti al gruppo: Bambini, con saio bianco e frontiere floreali\dorate. Reggono una fronda.

Riferimenti Evangelici: Vangelo di Matteo 26, 57-68, Vangelo di Marco 14, 53-65, Vangelo di Luca 22, 66-71, Vangelo di Giovanni 18, 19-24 e 25-27.
Mc 14, 55-65
Intanto i capi dei sacerdoti e gli altri del tribunale cercavano un accusa contro Gesù per poterlo condannare a morte, ma non la trovavano. Molte persone, infatti, portavano false accuse contro Gesù, ma dicevano uno il contrario dell'altro.
Infine si alzarono alcuni con un'altra accusa falsa. Dicevano: "Noi l'abbiamo sentito dire: io distruggerò questo Tempio fatto dagli uomini e in tre giorni ne costruirò un altro non fatto dagli uomini". Ma anche su questo punto quelli che parlavano non erano d'accordo.
Allora si alzò il sommo sacerdote e interrogò Gesù:
- Non rispondi nulla? Che cosa sono queste accuse contro di te?
Ma Gesù rimaneva zitto e non rispondeva nulla. Il sommo sacerdote gli fece ancora una domanda:
- Sei tu il Messia, il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?
Gesù rispose:
- Sì, sono io.
E voi vedrete il Figlio dell'uomo
seduto accanto a Dio Onnipotente.
Egli verrà tra le nubi del cielo!
Allora il sommo sacerdote, scandalizzato, si strappò la veste e disse: "Non c'è più bisogno di testimoni ormai! Avete sentito le sue bestemmie. Qual è il vostro parere?". E tutti decisero che Gesù doveva essere condannato a morte. Alcuni dei presenti cominciarono a sputargli addosso. Gli coprivano la faccia, poi gli davano pugni e gli dicevano: "Indovina chi è stato!". Anche le guardie lo prendevano a schiaffi.


Approfondimenti
Dalla decisione dell'arresto alla farsa del processo al Sinedrio, ci sono tutti i caratteri di una vera e propria congiura. Gli arresti avvenivano di giorno, alla luce del sole, proprio perchè niente doveva avvenire in segreto. I capi di accusa venivano dichiarati un pò di tempo prima dell'arresto e dell'udienza, generalmente i pezzi grossi del Tempio giravano per la capitale a mo' di banditori, urlando il motivo dell'accusa così che tutti potessero ascoltarla. L'imputato aveva diritto ad essere assistito al processo da una specie di avvocato ed aveva inoltre diritto a dei testimoni (qualora ce ne fossero) in qualità di difensori. I testimoni dell'accusa dovevano giurare ed essere all'unanimità concordi. Caifa aveva fretta, convocò dei mercanti del tempio, unitamente ad alcune delle guardie che avevano partecipato all'arresto, per renderli testimoni, pagandoli e rassicurandoli di non perseguirli in caso di falsa testimonianza. Ma proprio la fretta e l'ansia dei testimoni di compiacere il Sommo Sacerdote, crearono i presupposti per dichiarazioni in evidente contrasto rischiando di svelare lo spergiuro.
Uno dei temi più affrontati fu quello della "distruzione del Tempio e della sua ricostruzione". Gli ebrei avevano pensato al loro sacro Tempio ornato di belle pietre. Gesù, invece, parlava del Tempio del Suo Corpo, distrutto dalla morte, ma che il Padre farà risorgere dopo tre giorni con la Risurrezione. Si chiedeva anche a Gesù di chiarire il suo ruolo, spiegare se Egli era il Messia promesso. Ma Gesù si esprimeva dicendo "Anche se ve lo dico, non mi crederete". In effetti quella notte non si stava verificando una chiarificazione, ma si stava tentando in tutti i modi come meglio incastrare Gesù per poi farlo morire.
Durante questo dibattimento Caifa rimaneva in silenzio e scrutava Gesù, anch'Egli in silenzio. Stufato dei diversi giri di parole, Caifa arrivò al sodo e chiese al Nazareno se fosse Egli il Figlio di Dio.
A questo punto Caifa non fece altro che scaricare la palla a Gesù. Se il Nazareno avesse risposto di no probabilmente sarebbe stato tacciato di stregoneria (distruggere e ricostruire il Tempio sicuramente con l'aiuto della magia) e ugualmente ucciso. Se avesse risposto con un sì avrebbe bestemmiato volontariamente e quindi non avrebbe fatto altro che firmare la propria condanna a morte.
Gesù risponde platealmente "Sì, lo sono. E voi vedrete il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del Cielo e sedere alla Destra della Potenza di Dio". Praticamente non ha solo bestemmiato considerandosi Figlio di Dio, ma ha anche fatto capire di essere uguale a Dio. Caifa si alza, urla qualcosa del tipo "Il Signore è Uno solo!!! Ha bestemmiato!!! Merita la morte!!!" e si strappa le vesti sacre in segno di disapprovazione. Strapparsi le vesti non era un gesto istrionico, ma era il rituale prescritto per ogni sacerdote che avesse udito una bestemmia. Anche gli altri sacerdoti, dopo Caifa, seguitarono a strapparsi le vesti, ma non lungo le cuciture, bensì nel bel mezzo dell'abito, in modo tale che non si potesse rammendare lo squarcio, mettendo in mostra la pelle al di sopra del cuore in segno di afflizione.
Ma le pene capitali venivano applicate dagli occupanti romani. Urgeva, pertanto, portare Gesù da Ponzio Pilato, il governatore. Terminato il processo più falso della storia, i sacerdoti trascinarono Gesù nella fortezza Antonia, sede del governatore Pilato.

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