domenica 20 gennaio 2013

La Condanna

La Condanna

Mistero n° 20

 
 
Proprietario: Fam. Abbinante.

Manufatto: Realizzato a Lecce dal Maestro Santino Merico nel 2006 e modificato dallo stesso Maestro nel 2008.
Motivo della realizzazione: Devozione.

Gruppo:  Nel gruppo statuario è presente Gesù, dietro al centro che, col capo chino, ascolta la sentenza di condanna, pronunciata dal lettore del prefetto Ponzio Pilato. Accanto a lui, la Madre di Gesù che, in lacrime, non può far altro che soffrire in silenzio. Alla sinistra del Cristo il sommo sacerdote Caifa pregusta già la vittoria e la conseguente morte del Nazareno, mentre sulla destra un soldato romano scorta il condannato.

Portatori: Dodici, sei davanti e sei dietro, su tre sdanghe, in abito scuro, camicia bianca, cravatta nera e guanti neri.

Ragazze al pizzo: Quattro, due per ogni lato, in tailleur scuro, velo nero sul capo, con guanti neri. Nella mano libera reggono delle candele.

Figuranti davanti al gruppo: Un bambino con saio rosso, corona di spine e croce sulle spalle impersonifica Gesù che porta la croce, conclude la scena una bambina vestita da Madonna.
Riferimenti Evangelici: Vangelo di Matteo 27, 15-26; Vangelo di Marco 15, 6-15; Vangelo di Luca 23, 20-25; Vangelo di Giovanni 19, 12-16.

Mt 27, 15-26

Ogni anno, per la festa di Pasqua, il governatore aveva l'abitudine di lasciare libero uno dei carcerati, quello che il popolo voleva.
A quel tempo era in prigione un carcerato famoso, di nome Barabba. Quando si fu riunita una certa folla, 

Pilato domandò: - Chi volete che sia lasciato libero: Barabba, oppure Gesù detto Cristo? - 

Perché sapeva bene che l'avevano portato da lui solo per odio.
Mentre Pilato era seduto al tribunale, sua moglie gli mandò a dire:
- Cerca di non decidere niente contro quest'uomo innocente, perché questa notte, in sogno, ho sofferto molto per causa sua.
Intanto i capi dei sacerdoti e le altre autorità convinsero la folla a chiedere la liberazione di Barabba e la morte di Gesù.

Il governatore domandò ancora:
- Chi dei due volete che lasci libero?
La folla rispose:
- Barabba.
Pilato continuò:
- Che farò dunque di Gesù, detto Cristo?
Tutti risposero:
- In croce!
Pilato replicò:
- Che cosa ha fatto di male?
Ma quelli gridavano ancora più forte:
- In croce! in croce!
Quando vide che non poteva far niente e che anzi la gente si agitava sempre di più, 

Pilato fece portare un po' d'acqua, si lavò le mani davanti alla folla e disse:
- Io non sono responsabile della morte di quest'uomo! Sono affari vostri!
Tutta la gente rispose:
- Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli!
Allora Pilato lasciò libero Barabba. Fece frustare a sangue Gesù, poi lo consegnò ai soldati per farlo crocifiggere.

Approfondimenti:
Dopo aver fatto flagellare Gesù e presentato al popolo, Pilato ebbe modo di conoscere più da vicino Gesù. Probabilmente Pilato fu la persona che più di ogni altra rimase sconvolta di fronte al carisma di Cristo. Anche di fronte all'inevitabile fine, Gesù gli parlò di un "regno non di questo mondo". Forse Pilato cominciò a credergli e, pertanto, acconsentì al martirio come mezzo per la venuta del Regno?
O piuttosto aveva timore delle insurrezioni dei Giudei - fanatici e contrari a qualsiasi occupazione romana - qualora liberasse Gesù?
Vero è che le grida e gli incitamenti alla crocifissione da parte dei Giudei diventarono sempre più forti. La situazione era tesa. Se avessero avuto la possibilità, i sommi sacerdoti avrebbero scannato Gesù senza riserve, lì sul posto.
Indirettamente, quindi, fu Caifa a portare Pilato a condannare Gesù. Caifa infatti rimproverò Pilato di non essere amico di Cesare, qualora egli avesse lasciato in libertà uno che si era dichiarato re. Come però Caifa potesse avere un'influenza tale da poter far valere le sue ragioni davanti all'Imperatore, questo ci sfugge.
Pare, pertanto, più plausibile che Pilato, vera pedina di questa situazione, abbia accettato con negligenza sia l'arroganza giudaica che la rassegnazione del Nazareno. Il Governatore non ha potuto far altro che condannare a morte Gesù.
In questo Mistero, infatti, ci sono tutti gli elementi di questa situazione tesa e controversa.
Da un lato ci sono le autorità ebraiche che, in maniera piuttosto macabra, godono nel pregustare la vittoria e la conseguente morte di Gesù. Dall'altro lato Gesù, perfettamente consapevole del suo destino, col capo chino, accetta il volere del Padre. Il soldato non fa altro che presentare la Croce, quasi a voler sottolineare l'estraneità (chiaramente apparente) dei romani nella condanna a morte. Maria, la Madre di Gesù, sapeva perfettamente, sin dalla presentazione di Gesù al Tempio, che una spada le avrebbe trafitto l'anima. Maria è il collante dell'umanità con Cristo. E' la prima donna che piange sulle ferite di Gesù, ma che allo stesso tempo le riconosce come necessarie. Il suo cuore è straziato ma gioioso allo stesso tempo. Maria stessa è il Mistero per eccellenza.
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Il gruppo statuario, così come nel 2008 è, risulta una modifica quasi totale del precedente Mistero fatto realizzare nel 2006.
Il precedente Mistero, uscito in processione solo nell'anno 2007, era intitolato "La Presentazione della Croce" ed era composto da Gesù, con la tunica rossa e da un Giudeo, che presentava, appunto, la Croce.
Fu realizzato principalmente per la processione serale del Venerdì Santo a Ceglie del Campo (Ba), per poi fare richiesta di introduzione nella Processione dei Misteri di Valenzano. Sfortunatamente "La Presentazione della Croce" era molto simile a "L'Imposizione della Croce" e pertanto rappresentava un'inutile ripetizione. Fu questo il motivo del cambiamento della scena, che divenne pertanto "La Condanna".

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