lunedì 28 gennaio 2013

L'Inchiodazione

L'Inchiodazione

Mistero n° 32


Proprietario: Fam. Amoruso. Ricevuto in donazione dalla famiglia Ramunni-Ungari nel 2022. Margherita Ungari, precedente proprietaria, lo ereditò dal padre Francesco.
Manufatto: Realizzato a Lecce nel 1926 dal Maestro Salvatore Bruno. Restaurato dallo stesso Maestro nel 1984. Ulteriormente modificato nel 2022.
Motivo della realizzazione: Devozione.

Gruppo: Nel gruppo statuario Gesù viene steso sulla croce da tre giudei che lo inchiodano mani e piedi, mentre un quarto si avvicina recando il titulus con la scritta I.N.R.I. (iniziali dell'espressione latina Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum, ovvero Gesù Nazareno, Re dei Giudei), motivazione della sentenza di morte, composta dallo stesso Pilato. La scena si svolge verso mezzogiorno sul monte Calvario, luogo delle esecuzioni capitali, appena fuori le mura di Gerusalemme. Maria assiste alla scena e incrocia lo sguardo di Gesù.

Portatori: Quattro, due  davanti e due dietro, in abito scuro e maglia nera.

Ragazze al pizzo: Quattro, due per ogni lato, in tailleur scuro, velo nero sul capo, con guanti neri. Nella mano libera reggono delle candele.

Figuranti davanti al gruppo: Assenti.
Riferimenti Evangelici: Vangelo di Marco 15, 25-26; Vangelo di Giovanni 19, 19-22.
 
Gv 19, 17-22
Ed egli, portando la sua croce, si avviò verso il luogo detto "del Teschio" che in ebraico si chiama "Golgota",
dove lo crocifissero, e con lui due altri, uno di qua e l'altro di là, e Gesù nel mezzo.
Or Pilato fece anche un'iscrizione e la pose sulla croce, e vi era scritto: "GESU' IL NAZARENO, IL RE DEI GIUDEI".
Così molti dei Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città, e quella era scritta in ebraico, in greco e in latino.
Perciò i capi dei sacerdoti dei Giudei dissero a Pilato: "Non scrivere: "Il re dei Giudei", ma che egli ha detto: "Io sono il re dei Giudei".
Pilato rispose: "Ciò che ho scritto, ho scritto".




Approfondimenti:
Dopo aver spogliato Gesù, i soldati distesero la croce per terra e vi adagiarono sopra il corpo di Gesù, prestando attenzione affinchè le spalle fossero posizionate esattamente all'incrocio delle due travi. Alcuni romani praticarono, con l'aiuto di punteruoli, dei fori nelle travi della croce, per permettere più facilmente ai chiodi di penetrare in profondità.
Poi passarono a distendere le braccia di Gesù, probabilmente assicurandole alla croce con delle funi. Se si prende spunto dalla Sindone, si può notare come i chiodi furono conficcati all'atezza della prima piega del polso, in un punto denominato spazio di Destot. Questo perchè inchiodando i palmi delle mani, il peso del condannato avrebbe squarciato la zona molle della mano. Un soldato posizionò, pertanto, il chiodo sulla mano e con l'aiuto di un martello iniziò a penetrare la carne. Il sangue iniziò a sprizzare fuori dalla mano e a colare a terra. Non appena il chiodo fuoriuscì dalla trave si passò ad inchiodare ugualmente l'altra mano. Probabilmente i chiodi erano lunghi dai 15 ai 20 centimetri, affinché potessero appunto trapassare la croce ed essere abbastanza resistenti.
L'altra particolarità dell'inchiodazione delle mani è che il chiodo non recise completamente il nervo mediano, ma lo lacerò solo parzialmente, producendo un dolore acutissimo e scaturendo una retroversione dei pollici verso l'interno dei palmi.
Iniziò poi una delle parti più delicate: inchiodare i piedi. I soldati posizionarono le gambe di Gesù leggermente piegate con la gamba sinistra sovrapposta alla destra. La presenza del suppedaneum, il supporto in legno per i piedi, non è mai menzionato nei documenti antichi, che però inizia a vedersi con le prime raffigurazioni medievali.
Un altro soldato posizionò il chiodo all'altezza del calcagno e trafisse i piedi. Si permetteva così la possibilità del condannato di reggersi sulle gambe, facendo forza sulle braccia, sul bacino e sui piedi. L'abbondante flusso di sangue sicuramente non dovette sconvolgere i soldati, che erano certamente avvezzi a tali macabre esecuzioni. Ma è facilmente pensabile che ogni colpo sordo dei chiodi nella carne di Gesù equivalessero ad altrettanti colpi nel cuore di Maria, sicuramente poco distante dal luogo dell'esecuzione e disperata, in lacrime.
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La pratica della crocifissione venne abolita nel 337 dall'Imperatore Costantino I per rispetto della memoria di Cristo.

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