lunedì 28 gennaio 2013

La Spoliazione

La Spoliazione

Mistero n° 31


Proprietario: Fam. Labellarte, che lo ha ereditato dal bisnonno Giovanni.
Manufatto: Realizzato a Lecce nel 1929 dal Maestro Pasquale Errico.
Motivo della realizzazione: Devozione.

Gruppo: Nel gruppo statuario due giudei spogliano Gesù delle sue vesti per prepararlo alla crocifissione, mentre un terzo giudeo sta preparando una mistura di vino e fiele, che Gesù però rifiuta. A terra c'è la croce, distesa per la successiva inchiodazione. Sui bastoni o forcelle (sui quali si appoggia il Mistero) vengono appesi dei flagelli metallici.

Portatori: Quattro, due  davanti e due dietro, in abito scuro, camicia bianca, cravatta nera.

Ragazze al pizzo: Quattro, due per ogni lato, in tailleur scuro, velo nero sul capo, con guanti neri. Nella mano libera reggono delle candele.

Figuranti davanti al gruppo: Un bambino, vestito con saio rosso, ha sul capo una corona di spine e porta una croce.
Riferimenti Evangelici: Vangelo di Matteo 27, 33-34; Vangelo di Marco 15, 23.
 
Mt 27, 33-34
Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio,  gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere.



Approfondimenti:
Giunti sul punto più alto del Golgotha (scelto proprio affinché fosse visto da tutta la cittadinanza, come monito), spogliarono Gesù delle sue vesti (forse integralmente, nonostante nelle tradizionali raffigurazioni il Crocifisso indossa il subligaculum, cioè un perizoma che gli copre la zona pubica). Denudare completamente il condannato ne aumentava l'umiliazione, le donne a volte erano crocifisse di faccia contro la croce. Considerando che a volte una persona crocifissa rimaneva in vita alcuni giorni appesa alla croce, il suo corpo diveniva completamente vulnerabile anche nei confronti di volatili ed altri animali. L'exactor mortis, sicuramente, tra i capi, scelse ciò che desiderava, lasciando il resto al drappello. Gli altri soldati scavarono una fossa con i badili nella quale poi avrebbero piantato la croce. Uno di loro, come si vede a destra del Mistero, iniziò a preparare una mistura di vino e fiele. In realtà il fiele di cui si parla nel Vangelo altro non è se non la mirra. Era, infatti, usanza degli orientali mescolare il vino con la mirra per dare maggior "calore" alla bevanda rendendola così, però, "stordente" e quindi sedativa in qualche modo; la mirra, però, daa al vino un sapore amaro, da cui l'usanza di definirla kòle in greco, che significa "fiele, cosa amara".
La mistura di vino e fiele doveva servire per stordire il condannato ed alleviargli le sofferenze, ma Gesù inumidì leggermente le labbra per poi allontanare il bicchiere. Doveva soffrire per la salvezza dell'Umanità e aveva deciso di soffrire totalmente.

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