Il Calvario
Mistero n° 40
Proprietario: Fam. Di Venere. Nicola Di Venere commissionò il Mistero in sostituzione del precedente.
Manufatto: Realizzato a Bari dal Maestro Salvatore Bruno nel 1970. Rappresenta il Mistero centrale della Processione. Quinto Mistero Doloroso.
Motivo della realizzazione: Per grazia ricevuta.
Gruppo: Gesù, emesso un alto grido, alle tre del pomeriggio muore in
croce sul Golgotha. Il Mistero è accompagnato in processione da banda propria.
Sui bastoni o forcelle (sui quali si appoggia il Mistero) vengono appesi dei
flagelli metallici. Il Mistero è accompagnato in processione con banda propria.
Portatori: Quattro, due davanti e due dietro, in abito scuro, camicia bianca e cravatta nera. Sul capo portano una corona di spine.
Portatori: Quattro, due davanti e due dietro, in abito scuro, camicia bianca e cravatta nera. Sul capo portano una corona di spine.
Ragazze al pizzo: Quattro, due per ogni lato, in tailleur scuro, guanti neri e velo nero sul capo.
Nella mano libera reggono delle candele.
Figuranti davanti al gruppo: Un bambino, vestito con saio bianco, mantello rosso e con una corona di spine sul capo, impersonifica il Cristo; una bambina, vestita da Addolorata, impersonifica la Madre dei Dolori; quattro ragazzi, vestiti con saio nero, bordato di rosso, reggono dei bouquet di fiori, posti in alto su un bastone: accompagnano il Mistero, due davanti e due dietro.
Riferimenti Evangelici: Vangelo di Matteo 27, 50; Vangelo di Marco 15, 37; Vangelo
di Luca 23, 46; Vangelo
di Giovanni 19, 30.
Mc 15, 34-37
Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: "Ecco, chiama Elia!". Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: "Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce". Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
Lc, 23, 44-49
Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito". Detto questo spirò. Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: "Veramente quest`uomo era giusto". Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti.
Gv 19, 30
E dopo aver ricevuto l`aceto, Gesù disse: "Tutto è compiuto!". E, chinato il capo, spirò.
Mt 27, 45-56
Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio
si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: "Elì, Elì,
lemà sabactàni?", che significa: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?".
Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: "Costui chiama Elia". E subito uno
di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una
canna e così gli dava da bere. Gli altri dicevano: "Lascia,
vediamo se viene Elia a salvarlo!". E Gesù, emesso un alto
grido, spirò. Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo,
la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si
aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E
uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e
apparvero a molti. Il centurione e quelli che con lui
facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva,
furono presi da grande timore e dicevano: "Davvero costui era Figlio di Dio!".
C`erano anche là molte donne che stavano a osservare da
lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro
Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di
Zebedèo.Mc 15, 34-37
Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: "Ecco, chiama Elia!". Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: "Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce". Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
Lc, 23, 44-49
Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito". Detto questo spirò. Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: "Veramente quest`uomo era giusto". Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti.
Gv 19, 30
E dopo aver ricevuto l`aceto, Gesù disse: "Tutto è compiuto!". E, chinato il capo, spirò.
Approfondimenti:
Gesù stava ormai iniziando a perdere la sensibilità degli arti superiori ed inferiori. La posizione assunta sulla croce lo stava gradualmente portando all'asfissia, non riusciva ad espirare completamente, il cuore andava in affanno ed i battiti si stavano affievolendo. Gesù cercò ancora una volta di issarsi contro il palo, sforzandosi di immettere aria nei polmoni. Scrutò il Golgotha, poi le torri del palazzo di Erode Antipa e, oltre, la Fortezza Antonia e infine il Tempio. Poi gridò: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". Parole che sarebbero rimaste per sempre inesplicabili a meno che non le si veda come la prova finale che Gesù desiderava non risparmiarsi nulla, che fino alla fine rimase padrone di sé diventando, con l'aiuto del Padre, la vittima immolata attraverso la quale tutti coloro che l'accettavano avrebbero ottenuto la salvezza.
In realtà non si stava lamentando di essere stato abbandonato, benché comprendesse che tutti noi siamo pressoché soli davanti alla morte, stava solo ricordando a sé stesso il motivo della sua sofferenza. Sapeva, e accettava, che morendo sarebbe dovuto sprofondare negli abissi, prima di ascendere alla vetta della libertà. Le sue parole non furono pronunciate per disperazione, per risentimento e meno che mai per rabbia; erano un memento che stava per essere salvato dal suo presene stato di sofferenza, proprio come un attimo prima aveva salvato il Buon Ladrone.
I soldati, poi, dopo aver finito di tirare a sorte i suoi vestiti e di insultarlo, tornarono al loro posto, fissandolo, manifestatamente increduli che Gesù fosse ancora vivo. Quando l'ufficiale abbassò la lancia con l'aceto, sentì Gesù pronunciare: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito. Tutto è compiuto!". E chinò il capo, come chi si addormenta. Accettando, col capo chino, sempre la Volontà del Padre, rese lo spirito.
Perfettamente in pace, pienamente cosciente, Gesù sta per deporre la sua vita, sta per donarla. Dopo aver chinato il capo, egli rimette il suo spirito nelle mani del Padre. È l'atto finale del suo sacrificio volontario. Egli stesso ha separato il suo spirito dal corpo e l'ha rimesso a Dio suo Padre.
Il Vangelo poi ci parla di eclissi solare, terremoti ed altri fenomeni naturali. Ma quello che diventa più simbolico è il velo del tempio che si squarcia nel mezzo. Il velo separava il sancta sanctorum dal resto del tempio, era la zona più sacra ed inaccessibile, tranne che per il Sommo Sacerdote, una volta l'anno. Il suo squarciarsi va visto come l'abolizione della separazione tra Dio e gli uomini. Mediante la Redenzione di Gesù, il Padre si riconcilia con tutta l'umanità.
Più volte il Nuovo Testamento ci riporta che Gesù ha dato sé stesso. Tutte queste espressioni fanno brillare la grandezza e l'amore di colui che dava la sua vita. Nessuno aveva il potere di prendergliela, ma egli l'ha offerta affinché noi potessimo ricevere una nuova vita, spirituale, affidandoci a lui.
Il Signore Gesù affronta la morte tranquillamente, come vincitore, sapendo che Dio risusciterà il suo corpo. Per mezzo della sua morte egli ha distrutto la morte e la potenza del diavolo. La settima frase annuncia il riposo della nuova creazione. Il peccato e il male sono vinti alla croce. Come il settimo giorno della creazione è stato il giorno del riposo e della soddisfazione del Creatore, così la settima frase introduce il Signore nel luogo di riposo: le mani del Padre.
La sua missione sulla terra è portata a termine. Quand'era venuto aveva potuto dire: "Ecco, vengo per fare, o Dio, la tua volontà". Ora egli ha completato ciò che il Padre gli aveva dato da fare.
Gesù ha perfettamente glorificato Dio. Ogni credente può dire: il Figlio di Dio "mi ha amato e ha dato se stesso per me". Tutto scaturisce dalla croce: la salvezza di ogni credente, la formazione della Chiesa, l'accesso al Padre, l'instaurazione di "nuovi cieli e di una nuova terra nei quali abiti la giustizia"... tutto si basa sulla morte di Gesù.
Questa sesta frase è come la firma che Cristo pone sul testo che fa la relazione di ciò che egli ha compiuto.
L'opera del Signore Gesù alla croce è perfetta e completa. "Niente c'è da aggiungervi, niente da togliervi". La nostra fiducia sulla salvezza eterna non può riposare né sulle nostre azioni, né sui nostri meriti, né su ciò che scaturisce da noi stessi, ma semplicemente sul sacrificio di Gesù Cristo, perfetto, completo, accettato da Dio.
Gesù stava ormai iniziando a perdere la sensibilità degli arti superiori ed inferiori. La posizione assunta sulla croce lo stava gradualmente portando all'asfissia, non riusciva ad espirare completamente, il cuore andava in affanno ed i battiti si stavano affievolendo. Gesù cercò ancora una volta di issarsi contro il palo, sforzandosi di immettere aria nei polmoni. Scrutò il Golgotha, poi le torri del palazzo di Erode Antipa e, oltre, la Fortezza Antonia e infine il Tempio. Poi gridò: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". Parole che sarebbero rimaste per sempre inesplicabili a meno che non le si veda come la prova finale che Gesù desiderava non risparmiarsi nulla, che fino alla fine rimase padrone di sé diventando, con l'aiuto del Padre, la vittima immolata attraverso la quale tutti coloro che l'accettavano avrebbero ottenuto la salvezza.
In realtà non si stava lamentando di essere stato abbandonato, benché comprendesse che tutti noi siamo pressoché soli davanti alla morte, stava solo ricordando a sé stesso il motivo della sua sofferenza. Sapeva, e accettava, che morendo sarebbe dovuto sprofondare negli abissi, prima di ascendere alla vetta della libertà. Le sue parole non furono pronunciate per disperazione, per risentimento e meno che mai per rabbia; erano un memento che stava per essere salvato dal suo presene stato di sofferenza, proprio come un attimo prima aveva salvato il Buon Ladrone.
I soldati, poi, dopo aver finito di tirare a sorte i suoi vestiti e di insultarlo, tornarono al loro posto, fissandolo, manifestatamente increduli che Gesù fosse ancora vivo. Quando l'ufficiale abbassò la lancia con l'aceto, sentì Gesù pronunciare: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito. Tutto è compiuto!". E chinò il capo, come chi si addormenta. Accettando, col capo chino, sempre la Volontà del Padre, rese lo spirito.
Perfettamente in pace, pienamente cosciente, Gesù sta per deporre la sua vita, sta per donarla. Dopo aver chinato il capo, egli rimette il suo spirito nelle mani del Padre. È l'atto finale del suo sacrificio volontario. Egli stesso ha separato il suo spirito dal corpo e l'ha rimesso a Dio suo Padre.
Il Vangelo poi ci parla di eclissi solare, terremoti ed altri fenomeni naturali. Ma quello che diventa più simbolico è il velo del tempio che si squarcia nel mezzo. Il velo separava il sancta sanctorum dal resto del tempio, era la zona più sacra ed inaccessibile, tranne che per il Sommo Sacerdote, una volta l'anno. Il suo squarciarsi va visto come l'abolizione della separazione tra Dio e gli uomini. Mediante la Redenzione di Gesù, il Padre si riconcilia con tutta l'umanità.
Più volte il Nuovo Testamento ci riporta che Gesù ha dato sé stesso. Tutte queste espressioni fanno brillare la grandezza e l'amore di colui che dava la sua vita. Nessuno aveva il potere di prendergliela, ma egli l'ha offerta affinché noi potessimo ricevere una nuova vita, spirituale, affidandoci a lui.
Il Signore Gesù affronta la morte tranquillamente, come vincitore, sapendo che Dio risusciterà il suo corpo. Per mezzo della sua morte egli ha distrutto la morte e la potenza del diavolo. La settima frase annuncia il riposo della nuova creazione. Il peccato e il male sono vinti alla croce. Come il settimo giorno della creazione è stato il giorno del riposo e della soddisfazione del Creatore, così la settima frase introduce il Signore nel luogo di riposo: le mani del Padre.
La sua missione sulla terra è portata a termine. Quand'era venuto aveva potuto dire: "Ecco, vengo per fare, o Dio, la tua volontà". Ora egli ha completato ciò che il Padre gli aveva dato da fare.
Gesù ha perfettamente glorificato Dio. Ogni credente può dire: il Figlio di Dio "mi ha amato e ha dato se stesso per me". Tutto scaturisce dalla croce: la salvezza di ogni credente, la formazione della Chiesa, l'accesso al Padre, l'instaurazione di "nuovi cieli e di una nuova terra nei quali abiti la giustizia"... tutto si basa sulla morte di Gesù.
Questa sesta frase è come la firma che Cristo pone sul testo che fa la relazione di ciò che egli ha compiuto.
L'opera del Signore Gesù alla croce è perfetta e completa. "Niente c'è da aggiungervi, niente da togliervi". La nostra fiducia sulla salvezza eterna non può riposare né sulle nostre azioni, né sui nostri meriti, né su ciò che scaturisce da noi stessi, ma semplicemente sul sacrificio di Gesù Cristo, perfetto, completo, accettato da Dio.
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