domenica 3 febbraio 2013

Il Giovedì Santo

Il Giovedì Santo

Il Giovedì della Settimana Santa che culmina con la Pasqua Cristiana ricorre, liturgicamente parlando, il memoriale dell'istituzione della Santissima Eucarestia di Gesù durante l'Ultima Cena nel Cenacolo di Gerusalemme.
Ogni anno viene celebrata la Messa in Coena Domini durante la quale il Celebrante lava i piedi ad alcuni rappresentanti dei gruppi parrocchiali oltre ai soci delle Confraternite.



La Messa in Coena Domini

La celebrazione è festosa e solenne, ricca di tematiche: il sacerdozio, il comandamento dell'amore, l'unione della comunità particolare con la Chiesa universale, ma soprattutto l'Eucaristia, la cui adorazione prolunga la celebrazione in una veglia solenne che può protrarsi fino alla mezzanotte. La preparazione inizia molto tempo prima, con la definizione e le prove dei canti, la scelta dei ministranti, dei lettori e delle persone per la lavanda dei piedi, la preparazione dell'offertorio e l'allestimento del Tabernacolo della Reposizione.
Il Tabernacolo sarà vuoto e aperto. Il colore dei paramenti sarà il bianco.
Alla suppellettile usuale andranno aggiunti brocca, bacile, grembiale e asciugatoio per la lavanda dei piedi, velo omerale (eventualmente anche velo per la pisside) e un secondo turibolo per la Processione di Reposizione. Si preparerà anche un vassoio su cui deporre le ampolle con gli oli nuovi, che il parroco avrà ritirato al mattino, dopo la messa crismale.
E' valorizzato il segno della "fractio panis" usando un’ostia di dimensioni maggiori, da dividere tra alcuni dei presenti. Per la comunione dei fedeli, si consacrano le particole necessarie anche per la comunione del giorno seguente. Al canto del Gloria si suonano contemporaneamente le campane e la troccola (o tricch-e-ttracche, in dialetto); subito dopo, un tempo, si legavano le campane per escludere il suono fino al Gloria della veglia pasquale. Per questo motivo durante il triduo pasquale si usavano le troccole, in antitesi alle campane, per segnalare le processioni e le celebrazioni. 

La processione introitale si svolge come di consueto. Un diacono o un ministrante segue il crocifero portando il vassoio con gli oli, che depone in presbiterio. Il celebrante incensa gli oli dopo la croce e l'altare. Quindi le ampolle sono riposte. La liturgia della Parola si svolge come di consueto. Dopo l'omelia non si fa la professione di fede, ma il Celebrante compie la lavanda dei piedi.

Né il messale, né il cerimoniale ne prescrivono il numero: il rito non intende imitare scenicamente gli apostoli, ma raffigurare con un'icona forte il comandamento dell'amore che si fa servizio. È quanto esprime la Parola di Dio appena ascoltata, ed è la chiave di lettura per comprendere il sacrificio del Signore Gesù, perdurante in tutta la sua efficacia salvifica nell'Eucaristia, nonché il sacerdozio ministeriale. Non viene precisato dove far sedere le persone: si parla semplicemente di luogo adatto. Per la lavanda il Celebrante toglie la casula, e cinge un grembiale, che un altro ministrante gli porge (bianco e senza pettina). Gli uomini scelti raggiungono i loro posti, scalzano il piede destro e ricacciano sotto la sedia la scarpa con il calzino. Il sacerdote con gli assistenti può inginocchiarsi di fronte a ciascuno, o anche una volta per due persone. Due diaconi o due ministranti lo affiancano tenendo il bacile e l'asciugatoio. Il sacerdote versa l'acqua sul piede destro, prende l'asciugatoio e asciuga il piede. Terminato il rito, altri ministranti presentano al sacerdote brocca, catino, una ciotolina con sapone liquido e il manutergio per lavare le mani; lo aiutano quindi a togliere il grembiale e a riprendere la casula.

La Messa continua con la Preghiera dei Fedeli. Il canone romano prevede le parti proprie della solennità dell'Offertorio: si veda il messale a p. 140. Dopo la narrazione dell'Istituzione, si riprende il testo abituale, a p. 390.
Dopo la comunione si raccolgono le particole in una sola pisside, chiusa, che si pone sul corporale, al centro dell'altare. Si recita l'ultima orazione e quindi si avvia la Processione. Chi presiede si reca davanti all'altare, infonde l'incenso in due turiboli, genuflette, si inginocchia e incensa il Santissimo Sacramento. Quindi indossa il velo omerale e riceve la pisside che il diacono prende dall'altare.
L'ordine di processione è il seguente: crocifero e ceroferari, ministranti, sacerdoti, due turiferari che precedono chi porta il Santissimo Sacramento.

Giunti al luogo della Reposizione, la pisside viene deposta all'interno del tabernacolo e nuovamente incensata (se si canta il Tantum ergo l'incensazione viene fatta all'inizio dell'ultima strofa).
All'amen, il diacono chiude la porticina del tabernacolo. Dopo alcuni istanti di adorazione silenziosa, la pro­cessione rientra in sagrestia in silenzio, per la via più breve.
Subito dopo, alcuni ministranti tolgono candelieri e tovaglia dall'altare dove si è celebrato.

Un tempo le croci e le immagini sacre venivano velate per dar il risalto massimo al Santissimo Sacramento.


I Sepolcri, una tradizione secolare denominata erroneamente

Subito dopo la Messa in Coena Domini le chiese restano aperte per l'adorazione degli altari della Reposizione. Qui a Valenzano l'evento è molto sentito e tutta la popolazione si riversa per le strade seguendo un itinerario personale per far visita ai Sepolcri: altari addobbati con fiori e candele, nicchie e cappelle adornate, croci velate e anfratti del centro storico rivestiti di fiori, molto suggestivi e mistici, specie se si considera il fatto che il tutto avviene di notte.
Ma l'errore grossolano che pochi conoscono è quello di attribuire agli altari della Reposizione il nome di Sepolcro!
Il termine "Sepolcro" è entrato nel linguaggio comune solo perché da un punto di vista esterno ha tutte le tipologie di un sepolcro: le ostie consacrate in un luogo chiuso fra ceri e fiori, l'altare adornato di fiori e croci velate, etc.
Non rappresentano, perciò, la tomba nella quale fu deposto Gesù, ma servono per conservare il Pane Eucaristico che verrà distribuito il giorno dopo (Venerdì Santo), l'altare viene addobbato in ricordo dell'Ultima Cena e la chiesa, in segno di cordoglio, si spoglia delle decorazioni.
Sarebbe, pertanto, più opportuno indicare questo "corteo" per quello che è: ovvero un pellegrinaggio ai vari altari della Reposizione per adorare e meditare davanti al Santissimo Sacramento.

Pellegrinaggio che si svolgeva anticamente da parte di tutte le Confraternite del paese. 

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